Sfortuna o fortuna?
“…essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare”.
La sfortuna è la tua fortuna!
La Apple, fondata nel 1974 in un garage insieme al suo amico Steve Wozniak, diventa in dieci anni un colosso da 2 miliardi e 4 mila dipendenti. Ma a 30 anni Jobs, per divergenze con gli altri dirigenti e per il flop del modello Apple III, viene licenziato.
Racconta Jobs: «Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar progredì per creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione di maggior successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono tornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Mia moglie Laurene e io abbiamo una splendida famiglia.
Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente».
(Tratto dal famoso discorso di Steve Jobs del 12 giugno 2005 all’Università californiana di Stanford).
Sfortuna o fortuna?
Sono proprio le cose che detestiamo o che temiamo di più che ci fanno progredire nella vita. Le difficoltà, i problemi e i contrattempi sono anche occasioni di crescita. Spesso un evento sfortunato si trasforma, a distanza di tempo, nella nostra fortuna!
Molti già conoscono la storiella del vecchio contadino. C’era una volta in un lontano paesetto un povero contadino che traeva di che vivere da un campicello che lavorava assieme alla moglie e al figlio e con l’aiuto di un cavallo. Un giorno il recinto venne lasciato inavvertitamente aperto e il cavallo fuggì. I vicini, appresa la notizia, esclamarono: “Poveretto, che sfortuna, e adesso come farai a lavorare?”. Il contadino rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono perplessi nel sentire quella strana risposta.
Dopo qualche settimana il cavallo che era scappato tornò portandosi dietro una mandria di cavalli selvaggi che furono subito rinchiusi nel recinto. I vicini, vedendo tutti quei cavalli, esclamarono: “Che fortuna!” E il contadino ancora una volta rispose: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono ancora più perplessi nel sentire quella risposta.
Dopo qualche giorno, mentre il figlio stava domando uno dei cavalli, cadde a terra e si ruppe un piede. I vicini subito esclamarono: “Che sfortuna, e adesso come farai?!” E il contadino ancora una volta rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!”. I vicini non sapevano più che cosa pensare del vecchio. “Forse è matto!”, pensarono.
Dopo qualche settimana comparvero in paese alcuni soldati che reclutavano i giovani validi per la guerra. Quando entrarono nella capanna trovarono il giovanotto zoppicante e naturalmente lo scartarono, mentre tutti gli altri giovani del villaggio furono reclutati. I vicini non ci videro più: “Che mazzo, che fortuna!” E il vecchio contadino ancora una volta rispose imperturbabile: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo”.
Sfortuna o fortuna?
La storiella del saggio contadino potrebbe continuare…. Ma passiamo a una storia vera, quella di uno sportivo eccellente che giocava come portiere nelle sezioni giovanili della squadra del Real Madrid.
Come leggiamo nella sua biografia, a 20 anni, mentre rientrava a Madrid con degli amici, in piena notte ebbe un gravissimo incidente automobilistico che lo lasciò semi paralizzato per un anno e mezzo.
L’infermiere che lo curava gli regalò una chitarra. Iniziò a cantare per alleviare la tristezza di essere stato uno sportivo che ora giaceva prostrato in un letto. Imparò a suonare la chitarra quanto bastava per vestire di musica le sue poesie.
Il suo sforzo personale, la sua voglia di vivere e il grande appoggio della sua famiglia, specialmente del padre che abbandonò persino la sua professione per più di un anno per aiutare il figlio nel periodo di riabilitazione, produssero un vero miracolo.
Il giovane poté continuare a camminare. Cominciò a cantare nei “pub” nei fini settimana.
Proseguì scrivendo canzoni fino a quando non fu scoperto da una casa discografica e iniziò così la sua nuova vita di cantautore ricco e famoso. Beh, avete capito di chi si tratta: Julio Iglesias!
Sfortuna o fortuna?
Un’altra storia vera. Un brigadiere del Corpo Forestale dello Stato, una ventina di anni fa circa, comandava il Comando Stazione Forestale di Volturara Irpina, un paesetto dell’Irpinia alle falde del Monte Terminio, ricco di boschi di faggio e di castagno, ma freddo e abbastanza lontano dal capoluogo di provincia. In assenza di alloggi dell’Amministrazione, il brigadiere abitava in una casa isolata, presa in fitto, situata alla periferia del paese, con la moglie e le sue due figlie.
Per le ragazze che frequentavano le scuole superiori era un grande sacrificio doversi alzare molto presto di mattina per prendere l’autobus per Avellino.
Il brigadiere aveva un problema con un ladruncolo del posto, già contravvenzionato e diffidato più volte, che continuava i suoi furti di tronchi di faggio nel demanio comunale.
Un giorno il brigadiere e il suo aiutante fecero un appostamento lungo la strada che scende dalla montagna e sorpresero il ladro con un furgone carico di tronchi. Lo arrestarono e portarono dal giudice di turno presso il Tribunale di Avellino che ne confermò l’arresto e la traduzione in carcere.
Dopo circa due mesi, “ignoti” fecero scoppiare, in piena notte, una bomba davanti al garage del brigadiere. La bomba provocò molti danni materiali all’automobile e all’abitazione (sventramento dei tramezzi e delle bussole), ma il danno maggiore fu il forte spavento che si presero le figlie, la moglie e il brigadiere stesso che dormivano al piano superiore!
Il brigadiere venne immediatamente trasferito a… Salerno, dove andò ad abitare con tutta la famiglia presso i suoceri.
Sfortuna o fortuna?
Risparmiò così la spesa per l’affitto, mentre la moglie ebbe modo di accudire finalmente i suoi vecchi genitori che erano soli e senza aiuto, e le due ragazze non dovevano più alzarsi alle cinque del mattino per andare a scuola. Il sottufficiale stesso ebbe un incarico gratificante presso l’Ufficio Provinciale della Forestale.
Senza quella bomba e quel terribile spavento, la vita del brigadiere e della sua famiglia non sarebbe cambiata così bene!
Quante persone si sono salvate da una tragedia perché avevano perduto l’aereo, il pullman o il treno! Sicuramente ognuno di noi potrebbe raccontare qualche episodio interessante in cui la sfortuna iniziale si è rivelata poi una vera fortuna!
I fatti raccontati ci insegnano che dobbiamo avere fiducia nella vita e abituarci a capire che i problemi non vengono per nuocerci, ma per il nostro bene, anche se non possiamo capirlo subito, perché le aspirazioni si realizzano spesso per vie traverse.
Ma tutto ha un costo, specialmente i nostri sogni!
Quando accettiamo un problema, siamo in grado di trasformarlo in opportunità e tramutiamo la sfortuna in fortuna.
Sfortuna o fortuna?
Ma in che modo possiamo abituarci ad accettare i problemi esistenziali? Guardando all’altra faccia del problema!
Per esempio, se ho perso il treno dopo una corsa affannosa, devo chiedermi: qual è stato il vantaggio?
Se qualcosa va storta, se ci capita un brutto incidente, oppure una grave malattia colpisce la nostra famiglia o noi stessi, dobbiamo domandarci: qual è l’altra faccia della medaglia?
In tal modo non restiamo paralizzati o impotenti e arrabbiati con noi stessi o con gli altri a causa della gravità del problema, e conservando la lucidità mentale e la calma, diventa molto più facile trovare la soluzione.
Quindi occorre acquisire la mentalità che ogni problema nasconde una opportunità. Questo vale anche per l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri.
Guardando all’altra faccia della medaglia diventiamo abili a trasformare la tristezza in gioia, i contrattempi in opportunità e le frustrazioni in successo.
Per esempio, un buon leader politico riesce a trasformare un attacco dell’opposizione in un proprio punto di vantaggio.
Ma se i delinquenti ti mettono una bomba davanti la porta di casa, tu che fai? L’avvertimento è fin troppo chiaro, ma altrettanta chiara deve essere la tua conclusione: “In questo posto non ci sto più bene, è meglio sloggiare subito!” A meno che non vuoi combattere una guerra persa in partenza con gente spietata e senza scrupoli, che non ha niente da perdere!
Pur collaborando con le forze di polizia per scoprire i responsabili dell’attentato, se decidiamo di restare e di lottare, finiremo per trovarci in guai peggiori. Ovviamente se siamo dei lottatori, va anche bene, ma dobbiamo sapere già in partenza a cosa andiamo incontro.
Sfortuna o fortuna?
Se scaviamo nei nostri ricordi, probabilmente si affaccia un vecchio desiderio rimasto irrealizzato. Il nostro brigadiere aveva desiderato trasferirsi a Salerno, ma un’aspirazione
del genere era stata accantonata perché si trattava di una sede ambita da tanti e già satura di personale. Soltanto con un santo amico in paradiso, o con un forte appoggio politico, o forse con un atto eroico avrebbe potuto realizzare quel desiderio!
Il desiderio cova nell’inconscio… a nostra insaputa. Cosicché, se non puoi andartene come vorresti da un dato posto, succede spesso che sei costretto ad andartene con la forza, ossia per volere di altre persone o per impellenti circostanze.
Ma il brutto della faccenda è che quando la soluzione che tu stesso cercavi ti viene imposta, finisci per ostacolarla e fare resistenza anziché assecondarla subito. Quando, per esempio, un capoufficio paranoico si attiva per il tuo trasferimento ad altra sede, tu ti opponi anche se in realtà quel trasferimento va nel tuo interesse perché andrai in un posto più tranquillo.
La lotta per restare nella tua attuale sede di servizio al solo scopo di non darla vinta, è completamente sbagliata, e a maggior ragione è sbagliata la lotta contro chi dovesse metterti eventualmente una bomba sotto casa.
Costoro, senza saperlo e senza volerlo, ti stanno facendo un favore costringendoti a sloggiare! In fondo, non era il brigadiere che voleva il trasferimento?
Sfortuna o fortuna?
Quante paure e conflitti adolescenziali si rivelano a distanza di anni esagerati e inutili! Quindi, ciò che noi oggi consideriamo sfortuna a causa della nostra limitata esperienza, della nostra visione limitata della realtà, della nostra scarsa consapevolezza, di insufficienti informazioni, si rivela spesso a distanza di tempo un’autentica fortuna.
Avere una mente aperta significa crescere, elevarsi, risolvere rapidamente e nel miglior modo possibile i problemi esistenziali.
I conflitti interiori sono generati da una visione ridotta e cristallizzata della realtà, ma la realtà stessa ha sempre due facce. Dobbiamo imparare a guardare subito l’altra faccia, quella nascosta.
Per trovare la soluzione ai nostri conflitti o più semplicemente ai nostri problemi, dobbiamo uscire dal problema stesso in modo da non essere condizionati dalle paure e dalle limitazioni.
Occorre metterci nelle condizioni di poter osservare dal di fuori il problema stesso come farebbe una persona non condizionata da quella particolare situazione. In tal modo entriamo in contatto con il nostro cuore che ci suggerisce sempre la soluzione più giusta per noi nel lungo periodo, anche se al momento presente potrebbe apparire poco piacevole.
Il cuore è il punto d’incontro tra il cervello e le viscere, ossia è il nostro punto di equilibrio.
Ritornando al nostro assioma, la sfortuna si rivela sempre o quasi sempre una fortuna nel lungo termine.
Detto diversamente, i problemi non vengono mai per nuocere, o solo per nuocere, perché nascondono sempre una soluzione favorevole e positiva, il che però può essere compreso soltanto a distanza di tempo quale naturale epilogo della legge dell’equilibrio o dell’alternanza.
Sfortuna o fortuna?
Il punto importante della questione è perciò la distinzione tra ciò che è piacevole nel breve termine e ciò che invece è giusto e valido nel lungo termine. I vizi come bere, fumare, drogarsi, abbuffarsi a tavola, agire sconsideratamente, parlare male delle persone o trattarle ingiustamente, hanno una piacevolezza effimera e sono cose di cui ci pentiremo amaramente in seguito!
L’elemento in comune a tutte le storie narrate è che per avere qualcosa devi pagare un prezzo!
Il prezzo da pagare rappresenta appunto la cosiddetta sfortuna che in genere precede il premio, ma ahimè, lo segue anche, come per esempio accade dopo favolose vincite alle lotterie, oppure uno stupro e altre azioni malvage!
Questa analisi trova ampie conferme sia in grande che in piccolo. Per esempio, al popolo ebreo venne assegnata finalmente una patria dalle Nazioni Unite, quasi per ripagarlo del feroce e inammissibile eccidio perpetrato a suo danno dai nazisti!
Faccio notare che anche per comprare una cosa qualunque bisogna “pagare” un prezzo, e come ben sappiamo, più è grande il valore dell’oggetto e/o la quantità richiesta, maggiore è il prezzo da pagare e anche il tempo occorrente per accumulare la somma necessaria o per scontare il mutuo. Se vuoi comprare una bella villa al mare devi sacrificarti per mettere da parte molti soldi!
(Gli antichi popoli per propiziarsi il favore degli dei offrivano al tempio un bue o un agnello).
Sfortuna o fortuna?
Se così stanno le cose, la nostra vita funziona esattamente come una bilancia a due piatti! Ogni volta che vuoi “riempire” un piatto, devi assolutamente mettere un valore equivalente nell’altro piatto.
E questo è vero sia che si tratti di comprare un oggetto materiale, dove il peso equivalente è rappresentato sicuramente dal denaro, sia per soddisfare un desiderio o un sogno che richiede impegno, dedizione e determinazione, come pure per conseguire un titolo di studio che esige l’applicazione costante sui libri.
In generale, per imparare o ottenere qualunque cosa, occorre mettere nell’altro piatto della bilancia tantissima pratica ed esperienza.
Persino la casalinga, per ricevere il suo bel premio deve ritagliare i punti e raccoglierli nell’apposita scheda; e lo studente universitario, per conseguire la laurea, deve riempire il suo libretto di voti!
Più importante è l’obiettivo che si vuole raggiungere, più grande è il peso/punteggio da totalizzare.
Sfortuna o fortuna?
E per togliersi un vizio o una cattiva abitudine è necessario sostituirli con una virtù o una buona abitudine; proprio come per dimenticare un innamorato o un partner è necessario rimpiazzarlo con un altro, altrimenti il vuoto lasciato viene occupato da pensieri fissi e ossessivi.
Ciò è dovuto al fatto che l’ inconscio non accetta le perdite, anzi non accetta il vuoto! Riempi il vuoto e starai subito bene!
L’oscillazione dei due piatti della bilancia e della vita ora di qua, ora di là, ci dà ragione dei nostri tentennamenti, dei nostri scoraggiamenti, degli alti e bassi della sorte, delle difficoltà che incontriamo lungo il percorso di crescita e del tempo più o meno lungo che impieghiamo per raggiungere un risultato.
Insomma, il progresso non è lineare, ma avviene attraverso oscillazioni e incertezze, perché per equilibrare l’altro piatto della bilancia bisogna pagare un prezzo, occorre uno sforzo fisico/psichico notevole da parte nostra. E i nostri sforzi, come pure le nostre capacità non crescono mai in modo continuo, ma a scatti, con brusche impennate ma anche con arresti e arretramenti inattesi, proprio come accade con il bel tempo e il cattivo tempo!
Ogni medaglia, dunque, ha sempre due facce; “ogni cosa” è fatta di rose e spine, anche se noi vorremmo soltanto le rose e non accettiamo le spine.
Carissimo,
purtroppo mi sono comportato come la parte dove descrivi del capufficio che ti vuole cambiare sede e tu ti ostini. Ora ne sto pagando le consequenze. Avessi dato meno retta all orgoglio, sarei oggi in una botte di ferro. Hai ragione tu Pas, i mali non vengono per nuocere e dobbiamo essere capaci di prendere la palla al balzo. Ora mi tocca ricominciare.
Tvb. Mario B.
Mario, non finiamo mai di imparare. MA l’importante è imparare e rimediare.
1abbraccio
Sempre brillante e coinvolgente! Mi apri la testa sempre di più , ormai la strada per essere una persona più ottimista e felice ogni mattino è spianata e te ne sarò sempre infinitamente grata!!
Agli altri lettori: consiglio questo lifecoach a tutti voi! Tutti abbiamo bisogno di imparare a vedere le cose in un’ottica diversa, lamentarsi è deleterio e controproducente
Dal male nasce il bene 😘
Certo Silvia, dal male nasce il bene e… viceversa (https://www.pasqualefoglia.com/blog/dal-male-nasce-il-bene-e-viceversa-3-parte/). Basta avere questo mantra sempre presente per avere una grande resilienza… e non abbattersi mai.
1abbraccio
[…] accettata e non era necessario sottoporre la ragazza a una delicata operazione ortopedica per farla uscire dalla sua falsa paralisi. Sono tante le occasioni in cui un fatto imprevisto provoca una paura paralizzante che ci distrugge […]
Devo ammettere che questo articolo è molto interessante e mi sta facendo riflettere.
Vedere la propria sfortuna come fortuna…
Sono nato in una famiglia numerosa che però è stata distrutta da problemi molto gravi.
Mia madre aveva due fratelli a cui era molto legata.Questi fratelli però hanno avuto un destino orrido:uno è rimasto invalido durante il servizio militare all’età di 20 anni e l’altro è morto per omicidio all’età di 24 anni.Questi eventi funesti hanno poi fatto ammalare mia nonna(la madre di mia madre) di tumore all’utero che poi si spense a 61 anni.
Da quel momento in poi scapparono tutti i parenti di mia madre che rimase la sola assieme a mio nonno a prendersi cura di mio zio.Erano anni difficili e mio zio dopo essere stato un grande lavoratore e ciclista fino ai 19 anni dovette accettare di vivere su una sedia a rotelle per ben 40 anni della sua vita.
Ecco poi un nuovo problema:il compagno di mia madre e la mia nascita nel 1981.
Dopo la mia nascita i rapporti tra mio padre e mia madre si incrinarono. Non era previsto un bambino ma solo un’avventura.
Da quel momento in poi mia madre decise di tenermi.
Mio nonno morì poi nel 1986 quando avevo 5 anni.
Sono cresciuto con mia madre e mio zio.
Ogni tanto veniva a casa il mio padre biologico su richiesta dei miei nonni paterni e di mia madre che volevano convincerlo a mettersi la testa a posto.Fui così riconosciuto dopo 8 anni dalla nascita.
I rapporti tra me e mio padre sono stati sempre distaccati…ma il peggio è stato il lavaggio del cervello che ho subito:per lui ero un bambino inferiore agli altri e dovevo andare a lavorare all’età di 12 anni dopo le elementari.Tutto questo perchè sono nato da una donna da cui non voleva un figlio.
Mi ha sempre trattato come un estraneo e non mi ha mai dato un soldo,sempre pronto a criticarmi…mai un aiuto,mai una soddisfazione.
Inutile dire che non volevo più vederlo.
Mia madre e mio zio non accettarono queste sue scelte e decisero di farmi continuare gli studi.
Purtroppo però mio padre voleva avere la ragione a tutti i costi e scoppiò una causa per avermi in affidamento.Ovviamente mio padre perse la causa per la semplice ragione che fino a 12 anni non mi aveva mantenuto.
Dopo tutta quella tempesta se ne andò via piangendo e mi pagò gli alimenti fino a 16 anni…e non ho avuto più notizie di lui.
In tribunale dissero a mio padre di farsi una cura di testa e di corpo perchè un padre che mette i bastoni tra le ruote a un figlio è una cosa che non si può sentire! Inoltre era troppo trasandato e non aveva rispetto per se stesso.
Ho sempre sentito la mancanza dell’affetto di un padre con la testa e mi sentivo davvero inferiore agli altri ragazzi.Mio zio ha cercato di darmi un valore ma aimè da adolescente non ho colto quel suo messaggio.Ancora non ero pronto.Inoltre mia madre era molto mammona e questo ha danneggiato la mia vita relazionale.
Ma non è finita qui:avevo molte paure,non ero autonomo nel spostarmi e a scuola facevo molte assenze anche perchè mio zio fu sottoposto a diversi interventi e mia madre non riusciva ad accompagnarmi in classe.Fui bocciato in prima media e poi in quarto liceo.
La situazione in cui si trovava la mia famiglia mi pesava molto.E’ stato un calvario!
A 18 anni presi la patente.
Arrivato all’età di 20 anni terminai il liceo.
Le numerose sconfitte e umiliazioni che ho subito durante gli anni della scuola mi spinsero a migliorarmi.Mio zio fu contento di questa mia scelta e mi insegnò a fare alcune cose per gestire la casa. Cominciai a superare la paura di uscire da solo e cominciai a imparare un po’ di strade.
Verso la fine dei 20 anni mi iscrissi a ingegneria e in palestra.Comincia per me una lunga corsa al miglioramento personale e alla lettura.
La scelta di ingegneria però non fu azzeccata:non corrispondeva alle mie reali capacità e aspirazioni.All’epoca ero incazzato con il mondo intero e volevo cercare di dimostrare che ero intelligente a tutti i costi.Non avevo umiltà.
“scegliti qualcosa di facile” mi dicevano i miei…Purtroppo però ho fatto di testa mia e c’ho preso una bella batosta!
Verso i miei 24 anni la salute di mio zio cominciò a peggiorare. Era un Grande Invalido per servizio militare.Usciva sempre con gli accompagnatori militari…ma adesso non aveva più le forze.
Mi lasciò quando avevo 25 anni.Fu un gran colpo per me perchè mi aveva dato molto affetto.Era stato l’unico assieme a mia madre a darmi un valore e a farmi capire che lo studio era importante per trovare un lavoro migliore e per distinguermi. Da bambino mi portava presso una clinica dove c’erano molti uomini rimasti invalidi per incidenti…Sono tutti morti giovani e mio zio adesso li aveva raggiunti.
Ho dovuto rialzarmi per una seconda volta…
I costi dell’università si fecero più pesanti e la mia voglia di studiare cominciò a spegnersi:abbandonai l’università e cominciai a cercare un lavoro.
Verso la fine dei 27 anni le mie ossessioni mi hanno fatto cadere in depressione.Un grave errore:ecco che mi rialzo per una terza volta…
Dopo vari lavori del cazzo e un bel tirocinio svolto bene!(finalmente non mi sembra vero!Una vittoria!) Eccomi arrivato a 33 anni…Sto per fare un altro tirocinio…i soldi scarseggiano…speriamo …Ho poi trovato un amico vero;non è interessato al miglioramento personale come me… però mi trovo bene….E soprattutto non sono più solo!!
No non ho avuto una vita facile né io né i miei familiari…
La mia sfortuna è la mia fortuna?
Sicuramente sotto certi aspetti sono più maturo degli altri ragazzi.
Non mi sono mai drogato o ubriacato.
Ho capito che la salute è importante.
Ho capito che non c’è niente di peggio della tetraplegia.E se ce la fa ad andare avanti un tetraplegico
figuriamoci che potenzialità ha un soggetto psicofisicamente sano.
Ho capito che mio zio ha sofferto molto più di me…E a volte mi chiedo che giustizia è questa e se esiste qualcuno su in alto.
Ho capito che curare il proprio corpo è importante come rispettare se stessi perchè se non rispetti te stesso smetti di esistere agli occhi delle persone.
Ho capito che più abilità ti impari e più ti sposti meglio nel mondo.
Ho capito che per conquistare le donne bisogna essere degli uomini capaci di prendere in mano la situazione che hanno valore e sanno farsi rispettare.
Ho capito che bisogna essere degli uomini indipendenti per il proprio bene e per piacere alle donne.
Adesso devo trovare una donna libera e sono a posto.
Non so però cosa dire di mio padre sai?
Forse mio padre rappresenta tutto ciò che NON devo essere con un figlio e CIO’ CHE DEVO ESSERE con le donne che cercano avventure.
Caro Romolo, grazie per questa tua lunga lettera in cui hai raccontato in maniera splendida e alquanto distaccata, la tua vita. La tua serenità dimostra che hai raggiunto una notevole maturità e hai acquisito una buona autoimmagine e mi fa molto piacere.
Purtroppo tuo padre era una persona immatura, ossia aveva molte carenze affettive e quindi non era in grado di amare nessuno, neanche se stesso e il proprio figlio. Per i genitori immaturi, amare incondizionatamente i propri bambini è un’assurdità perché non possono dare ciò di cui essi stessi hanno tanto bisogno. Per tua fortuna hai avuto in tuo zio un punto di riferimento eccezionale, una guida formidabile.
Io ti dò un solo consiglio: amati a prescindere, amati nonostante tutto, cerca di essere contento di te stesso e soprattutto non disprezzarti mai. Quando una persona è scontenta di sé e si sente insoddisfatta e depressa, la sua autoimmagine o autostima è bassisima o negativa e di conseguenza la fiducia e la sicurezza, che sono i fattori basilari per riuscire nella vita, sono carenti.
Come ho dimostrato nel mio ultimo ebook “Come accrescere velocemente l’autostima“, il successo nella vita dipende unicamente dalla nostra autoimmagine perché se essa è negativa, ossia se ci giudichiamo male, gioco forza ci mancheranno la speranza, la fiducia e la sicurezza e saremo apatici, trascurati e depressi. L’unico modo efficace per uscire rapidamente da uno stato deprimente e sfiduciato, è lavorare sulla propria autoimmagine.
Per migliorare la propria autoimmagine e riuscire nella vita, basta volersi bene a prescindere. Non è sempre facile, ma è fondamentale.
Se cominci a volerti bene e ad accettare la tua immagine nello specchio, accade un vero e proprio miracolo: esci dallo stato di apatia, abbandono e trascuratezza in cui sei precipitato perché cresce la speranza, la fiducia e la convinzione di valere di più e di meritare di più, e quindi di potercela fare. Se non ti dai una mossa, come puoi pretendere di migliorare? Per darti la mossa indispensabile e rimboccarti le maniche, devi accettarti così come sei e volerti bene a prescindere (anche rispetto alla immaturità affettiva di tuo padre). Devi sviluppare la compassione per tuo padre: anche lui non era stato amato dal suo, da tuo nonno.
Ti confesso che io stesso, alla mia giovane età di 70 anni – me ne sento 45-50… -, sono migliorato tantissimo grazie all’amore che provo per i miei 4 nipotini. Oggi stesso non ho mai risposto “ho da fare” alla mia nipotina che veniva a chiamarmi per cambiare i filmati dei cartoni animati al computer e ho avuto conferma che Federica ha tanta fiducia in me, e anche attraverso di me, irrobustisce la sua autoimmagine e cresce sicura, fiduciosa e felice.
LA VITA NON E’ DIFFICILE: SONO I METODI EDUCATIVI ANTIDILUVIANI IN VOGA E L’IGNORANZA DEI GENITORI CHE CE LA RENDONO ODIOSA!
Quando lo sconforto ti assale, caro Romolo, non ti devi autodenigrare e abbattere, ma reagire gridando: “Io mi voglio bene lo stesso”! E vedrai che la fortuna busserà presto alla tua porta!
unabbraccio

“Devi sviluppare la compassione per tuo padre: anche lui non era stato amato dal suo, da tuo nonno. ”
MOLTO VERO!
Infatti il mio nonno paterno era un uomo mediocre,rozzo e ignorante,si ubriacava spesso,chiamava la propria moglie “puttana” e la faceva lavorare come un animale da soma! Non aveva stima di mio padre tant’è che disse a mia madre:”lascia il padre di Romolo perchè tanto non perdi niente”.
Così come il mio nonno paterno non ha avuto rispetto per mio padre la stessa cosa ha fatto mio padre con me.
Per quanto riguarda mia madre la trovo una donna straordinaria:ha saputo crescermi ed è riuscita ad aiutare mio zio.
ANZI TI DIRO’ di più!
Mia madre nella sua vita ha avuto sempre un PENSIERO POSITIVO di fronte alle avversità e ha fatto uso di pochissime medicine.Adesso ha 64 anni e ha una buona salute…
ma ha anche i segni di un passato doloroso.
Ha molte paure.Ad esempio quando c’è la pioggia ha paura dei lampi e mi vuole sempre vicino a lei.
E’ scioccata per la morte dei suoi due fratelli e me li ricorda sempre.
Il mio zio Romolo (da cui traggo il nome) è un uomo morto a causa di una rapina.
Era l’anno 1968… lo zio Romolo si trovava in macchina con la sua fidanzata per passare momenti di intimità.
All’improvviso venne fuori dall’oscurità un balordo che lo minacciò:voleva i soldi e la macchina. Romolo non era un fifone e subito si lanciò per difendere la sua ragazza. Purtroppo però non si accorse che il suo avversario aveva una pistola.
Morì a causa di tre colpi al torace a soli 24 anni.L’assassino fuggì via.
La ragazza cercò di chiamare un’ambulanza ma non ci fu nulla da fare:lo zio Romolo era morto.
La notizia di quella morte comparve sui giornali.L’assassino fu catturato e si aprì una causa.La giustizia fu dalla parte dei miei nonni e il mostro fu spedito in carcere…e mentre lasciò l’aula del tribunale lanciò un grido ai miei nonni dicendo che si sarebbe vendicato.
Il carnefice scappò dal carcere ma fu ucciso a colpi d’arma da fuoco..
La famiglia Montanari era salva.
La perdità di Romolo fu molto dura da sopportare. Romolo era il più grande della famiglia e si prendeva cura di Vidmer rimasto invalido nel 1967.
Nel 1977 la madre di Romolo morì di tumore all’utero.La perdita della madre diede una grande sofferenza a Vidmer.
Vidmer voleva morire ma l’amore della sorella gli diede la forza per andare avanti.
Nel frattempo però il mio nonno materno si ubriacava chiedendosi che fine avrebbero fatto i suoi figli un domani…Soprattuto che fine avrebbe fatto Vidmer. ..”a chi lascio mio figlio invalido?”
E da quel momento in poi mia madre accettò di prendersi una grande responsabilità…
Dopo un pò di tempo il mio nonno materno cominciò a reagire e smise di bere.
Anche Vidmer cominciò a reagire e,dopo essere stato un ascensorista,barista e un grande ciclista,imparò a convivere con il fatto di non avere nessuna donna e di essere dipendente da tutti.
I suoi amici invalidi gli diedero un grande supporto.
Erano tutti uomini rimasti vittima di incidenti.
Si incontravano spesso al Circeo:mangiavano,bevevano,festeggiavano….cercavano di godere della vita come meglio potevano…convivevano con il pensiero della morte accanto.
Un giorno Vidmer ricevette una telefonata:”ti ricordi di Scano?E’ morto a 35 anni”.
E con il passare degli anni Vidmer dovette anche convivere con la consapevolezza che prima o poi i suoi amici lo avrebbero lasciato…Ma soprattutto che si sarebbe logorato con innumerevoli patologie.
Scano era solo il primo di una lunga lista…
Nel frattempo mia madre malediva gli assassini e soprattutto lo Stato Italiano e i militari che avevano ridotto un probabile ciclista di successo in un uomo incapace di tagliarsi una mela da solo.
Vidmer cominciò a girare,cominciò a far valere i suoi diritti,cominciò a fare causa allo Stato e a farsi dare una pensione dignitosa in grado di sostenere una famiglia.Riuscì nell’impresa…
Vidmer si spegnerà poi all’età di 60 anni. Ha vissuto un anno in meno di sua madre morta a 61…
….
Dopo la morte del mio zio invalido mia madre si è ancora più legata a me e ha paura di perdermi.La rassicuro sempre.
Si è ridotta a vivere con un paio di gatti,non vuole trovarsi più nessun uomo perchè si lamenta sempre che il suo più grande errore è stato quello di non avermi dato un padre come si deve.
Ha solo un’amica ed esce molto poco.
Adesso l’unico problema che devo risolvere Pasquale è il lavoro perchè se supero questa fase critica stiamo bene altrimenti sono guai e dovremo vivere con poco.
Speriamo bene.Sto impegnando tutto me stesso.
Quando hai un padre e i parenti che se ne fregano è davvero molto brutto! Che condanna!
Caro Romolo, puoi uscirne facendo una scommessa con te stesso. Devi sfidarti tu stesso e vedrai che ce le fai. Noto in te una grande maturità nonostante tu abbia il problema più grande: la mancanza di un lavoro. Chiediti ogni giorno: “Cosa posso fare per trovarmi un lavoro?” e resta focalizzato fino a quando non arriva la risposta. Affina sempre più le domande con lo stesso procedimento. Cerca di imparare sempre cose nuove in modo da mantenere allenato il tuo cervello e aumentare la tua consapevolezza e le tue capacità. E soprattutto non smettere mai di volerti bene, a prescindere.
Grazie per le cose che ci racconti.
Pasquale l’unica cosa sicura che ho trovato è un altro tirocinio di 6 mesi in campo amministrativo e devo capire che competenze mi da.
Fatto questo tirocinio sono di nuovo a spasso.
Per me l’ideale è trovare un lavoro stabile a tempo indeterminato perchè se lavoro 6 mesi e poi sono di nuovo a spasso come vivo?
Sto studiando anche l’inglese e il fatto che non lo so parlare fluente mi fa perdere molte opportunità!
La mia è una corsa contro il tempo…Fino al 2016 ce la posso fare a vivere ma dopo il 2016 non ho idea di come vivrò e se ci risentiremo su questo blog.
Intanto mi do da fare al massimo ,alleno il cervello e incrocio le dita.
Speriamo bene…
Attualmente sto aspettando che mi chiamino per iniziare il tirocinio.Forse tra una settimana mi daranno una risposta.
Per me più il tempo passa e peggio è…Mamma mia! Ho proprio i giorni contati!
Romolo, il tuo problema è proprio la corsa contro il tempo. Rilassati, molla la presa, fai respirare il tuo inconscio! La fretta ti fa stare male perché ti toglie la fiducia in te stesso. E come sai, la fiducia è la componente più importante dell’autoimmagine o autostima. Leggiti questo articolo: Flow o stato di grazia: come ottenerlo.

unabbraccio
“Oggi stesso non ho mai risposto “ho da fare” alla mia nipotina”
Ho rivisto mio padre di recente,circa 8 mesi fa,e mi sembrava cambiato…
Purtroppo mi sbagliavo…
Usciamo in macchina noi due da soli e dopo aver parlato di cose futili a un certo punto mi dice:”Romolo nella vita tutto è falso! Tutto è basato sui soldi,sul sesso e gli interessi.Meno dai e meglio è!L’ amore è una cazzata”.
Allora a quel punto comincio a ribattere dicendogli:”guarda che ci sono persone e persone”
Sai cosa mi ha risposto?
“Romolo tu sei un ragazzo cresciuto nella bambagia! Non sai cos’è la vita e si vede! Dovevi andare a lavorare in officina a 12 anni almeno a quest’ora eri un uomo sveglio.Tua madre ti ha fatto un grande danno!
Hai più di 30 anni e sei senza amici,senza una ragazza e senza un lavoro!”
A quel punto gli dico:” ma tu mi conosci?Sono anni che non ci vediamo.! Ho un amico sincero che ha stima di me! E la ragazza e il lavoro li sto cercando con le mie forze senza l’aiuto di nessuno e soprattutto senza di te!E poi che c’entra mia madre? Aveva più di una responsabilità a differenza di te! E mi ha cresciuto lei.Non è meglio parlare di noi due e del nostro rapporto?Perchè sei tornato?”
A quel punto comincia a trattarmi come un ritardato mentale,come un ragazzo sfortunato e senza futuro.Lo lascio sfogare e poi mi faccio riportare a casa.Vuole avere ragione a tutti i costi e lo accontento.
Poi comincia a parlare con mia madre e gli chiede una cifra assurda per saldare i debiti dei suoi nipoti,cioè i miei cugini…gente senza arte nè parte:hanno fatto dei figli e non hanno i soldi per mantenerli e non gli va nemmeno di lavorare! E ti faccio presente che sono più grandi di me!
Mia madre gli dice:”hai un figlio e pensi ai nipoti?Non gli hai dato mai un soldo!E poi come facciamo noi per vivere?Guarda lascia questa casa e non ti far più vedere.Tra me e te ho chiuso.Hai il cellulare di Romolo parla con lui.”
E da quel momento in poi non mi ha più richiamato.
Lo chiamo un giorno io e sai che mi dice?
“HO DA FARE”.
A quel punto cancello il numero e penso ad andare avanti per la mia strada.
Carissimo Romolo, sei un ragazzo fortunato perché hai una madre saggia. Purtroppo tuo padre è un povero diavolo, e ti consiglio di avere tanta pietà per lui. Perdonalo e lascialo andare il più lontano possibile.
Caro Rocco,
il tuoi problemi nascono dall’odio per tuo padre, che rappresenta la tua parte maschile rimossa.
Odiando tuo padre, hai rimosso una metà di te stesso e cioè ti sei privato delle seguenti qualità maschili fondamentali:
1) l’azione
2) la perseveranza
3) il coraggio (la grinta, la voglia di farcela)
4) il sostegno
5) la volontà
– La mancanza di azione non ti fa uscire dalla zona di sicurezza o di confort e quindi non fai l’esperienza necessaria per riuscire nella vita. In pratica non impari a fare nulla e non acquisisci fiducia e sicurezza in te stesso e quindi hai paura e ansia a profusione alla minima sensazione di rifiuto esterno.
– La mancanza di azione non ti fa acquisire neanche il coraggio e la determinazione e non ti prepara al senso di responsabilità, ossia resti bambino interiormente, non cresci, non maturi, non impari a vedertela da solo perché c’è mamma che fa tutto per te.
Ovviamente poi sono dolori quando arrivi a una certa età e la mamma non può più fare le flessioni… per te. Ti dovrai arrangiare da solo, ma hai paura perché non hai mai provato a vedertela da solo, non sei abituato ad affrontare le difficoltà, non le accetti neanche. Vai subito in crisi.
– La mancanza di sostegno fa si che hai sempre bisogno di sostegno esterno e quando non c’è vai nel panico.
– La mancanza di volontà ti rende apatico e dedito soltanto al gioco e ai divertimenti senza alcuna responsabilità.
Ovviamente la mancanza non è mai totale e varia da individuo a individuo. Dipende soprattutto dall’età e dallo stadio di sviluppo in cui ti trovi. Potrebbe darsi che ti ritrovi ad essere molto volitivo, ma magari ti manchi ancora il coraggio e sei ancora incline a rimuginare anziché agire e metterti in gioco.
La mancanza delle tue qualità maschili ti rende ovviamente poco virile e quindi non ci sai fare con le donne e neanche con i compagni di gioco, non sai importi, non sai farti valore, sei poco volitivo e intraprendente, e subisci le angherie dei bulli perché ti manca la grinta.
Dunque, se vuoi eliminare i tuoi problemi di concretizzazione, determinazione, disciplina e costanza negli “allenamenti”, che sono i fattori della riuscita e del successo, devi amare tuo padre anche se luoi non lo merita! Il che non significa voler bene soltanto a tuo padre, ma anche volere bene alla metà di te stesso che ora disprezzi inconsapevolmente, ossia alla tua parte maschile. Se disprezzi tuo padre, disprezzi anche automaticamente una parte di te stesso senza volerlo e senza saperlo.
Come fare per amare tuo padre? Perdonalo innanzitutto, il che significa che devi riconciliarti con la tua parte maschile odiata e rimossa in modo da recuperare le tue qualità maschili: l’azione, la perseveranza, il coraggio, il sostegno, la forza di volontà.
Ora, siccome il nostro cervello non distingue la realtà con la finzione, basta che tu fai finta di amare tuo padre, all’inizio, e dopo un certo tempo finisci per amarlo e apprezzarlo davvero. Per il cervello la finzione non esiste: se fai una cosa, quella cosa è vera a prescindere. Per il cervello conta solo ciò che accade, ciò che fai.
Quindi ti basta scrivere e recitare questo mantra, anche se all’inizio è duro perché non ci credi e provi istintivamente avversione: “Io voglio bene a mio padre a prescindere”. Lo devi fare fino a quando, improvvisamente, le cose accadono automaticamente.
Provare non costa nulla ed è una necessità urgente per te.
Ti abbraccio

Mia madre me la tengo stretta eccome!Perchè quello che ha fatto mia madre veramente non lo fa nessuna donna!E mi ha detto proprio bene! Perchè se mia madre decideva di voltare le spalle a me e a mio zio invalido…mio zio sarebbe morto giovane e io invece chissà che fine avrei fatto!
Sicuramente per me la parte più difficile sarà perdonare mio padre…poi chissà…si dice che il tempo è la migliore medicina.
Ciao Pasquale e grazie ancora per i tuoi consigli,per la tua pazienza ad ascoltarmi e per la tua comprensione.
Romolo
Grazie a te Romolo, per le tue sofferte e tangibili testimonianze! Meriti tutto il bene possibile e questo accadrà nel momento in cui perdoni tuo padre con tutto il cuore. Perché ricordati, se accusi tuo padre, accusi e reprimi una metà di te stesso, ossia le competenze della tua parte maschile che comprendono il coraggio, la forza di volontà, l’azione, la perseveranza e la voglia di affermarti, qualità che ci spingono a metterci in gioco, ad uscire dalla zona di sicurezza o di comfort e fare le esperienze che ci fanno crescere in fatto di fiducia in sé e autostima e diventare maturi e responsabili.
E’ merito tuo, ed esclusivamente tuo, se ora stai recuperando velocemente e sulla tua pelle, queste competenze maschili. Incoraggiati con la mia massima: i mali non vengono mai per nuocere perché la fortuna arriva attraverso la sfortuna.
” Incoraggiati con la mia massima: i mali non vengono mai per nuocere perché la fortuna arriva attraverso la sfortuna. ”
Attualmente non riesco a dare un significato positivo alla sofferenza della mia famiglia.Sarei tentato di dirti che questa frase dipende da caso a caso…ma forse solo il tempo mi saprà dire la verità.Vedremo.
Una cosa è sicura:se i miei due zii materni fossero stati in vita a quest’ora io e mia madre avremmo avuto una vita decisamente MIGLIORE di quella che conduciamo ora.
Quando perdi una persona che ti ha dato tanto amore e un aiuto concreto sono perdite GROSSE.Valle a ritrovare poi!.
Perdonare chi ti ha fatto del male la vedo come la parte più difficile di tutto il miglioramento personale;specialmente se da questa persona ci hai preso un sacco di batoste.
Potrei stare qui a scriverti per ore e ore tutte le figure di merda che mi sono preso da ragazzino a causa di mio padre ma ti riassumo il tutto dicendoti che una persona che non sa amare ti porta umiliazioni,sofferenza e dolore a non finire.
Ciao Pasquale e grazie.
Ti coomprendo perfettamente, Romolo. Dai tempo al tempo. E cerca di non smettere mai di volerti bene. Questa deve essere la tua convinzione base su cui poggiano tutte le altre. Amarsi, sentirsi contenti a prescindere, è l’unica medicina valida per riacquistare fiducia in se stessi e ottimismo e risollevarsi dalle ingiustizie e dagli errori di educazione e riprendersi il proprio posto nel mondo. Quando lo sconforto è troppo forte, pensa all’amore incondizionato di tua madre e continua a volerti bene. Credici: ce la farai!
Ok Pasquale farò come dici te.
Grazie ancora.
Romolo.
Ciao Pasquale,
Vediamo di fare il punto della situazione.
“La mancanza di azione non ti fa uscire dalla zona di sicurezza o di confort e quindi non fai l’esperienza necessaria per riuscire nella vita. In pratica non impari a fare nulla e non acquisisci fiducia e sicurezza in te stesso e quindi hai paura e ansia a profusione alla minima sensazione di rifiuto esterno.”
Allora prima dei 20 anni mi ricordo che ero un ragazzo molto pigro e taciturno.Non avevo tanta voglia di studiare e passavo il tempo libero dei miei pomeriggi a giocare con i videogiochi.
Inoltre non curavo il mio aspetto fisico e mi abbuffavo di dolci di brutto! Non ho mai avuto una vita sociale per queste ragioni.
Il massimo voto che prendevo al liceo era 7 e più di lì non sono mai andato.
Compiuti i 20 anni ho cominciato a prendermi cura del mio aspetto fisico e a spostarmi verso la lettura.
No,no,no …se non mi davo una svegliata non stavo nè su questo blog nè avrei letto i tuoi libri e quelli di molti altri autori del miglioramento personale italiani e stranieri…e arrivato a 33 anni ero proprio da buttare via.
Quando Pasquale non c’eri su internet ho iniziato il mio percorso di miglioramento personale leggendo il libro “The 100% Brain Course Master Manual” in lingua inglese, poi sono passato al libro “Pensare come Leonardo Da Vinci” di Gelb e ai libri di Tony Buzan.
“La mancanza di azione non ti fa acquisire neanche il coraggio e la determinazione e non ti prepara al senso di responsabilità, ossia resti bambino interiormente, non cresci, non maturi, non impari a vedertela da solo perché c’è mamma che fa tutto per te.”
I ragazzi che mi hanno fatto bullismo quando avevo 15 e più erano psicologicamente più adulti rispetto a me ed erano più svegli di me.
Adesso mi sento più adulto rispetto a quando avevo 20 anni ma non è ancora abbastanza.
Mi farebbe bene vivere da solo perchè purtroppo mia madre tende sempre a fare le cose per me e questo non va bene.
E infatti a volte mi tocca litigare pure con lei per delle cazzate.
Arrivati a una certa età certe cose non si possono più nascondere e dopo si hanno delle vergogne molto pesanti da portare sulle spalle.
Ho visto i profili facebook dei miei compagni bulli e mi sembrano SEMPRE più adulti rispetto a me.
“– La mancanza di sostegno fa si che hai sempre bisogno di sostegno esterno e quando non c’è vai nel panico. ”
Ecco qui dipende dalla situazione.In certe situazioni ho bisogno di un supporto esterno.VERISSIMO.
“La mancanza delle tue qualità maschili ti rende ovviamente poco virile e quindi non ci sai fare con le donne e neanche con i compagni di gioco, non sai importi, non sai farti valore, sei poco volitivo e intraprendente, e subisci le angherie dei bulli perché ti manca la grinta. ”
Per quanto riguarda le donne ho buttato gli anni che vanno dai 20-30 per MANCANZA DI CORAGGIO .Adesso a 33 anni suonati sono riuscito a ottenere il numero di una ragazza.Vediamo come va.
Purtroppo per mia incapacità ho buttato gli anni migliori della mia vita.
Andiamo avanti…
Grazie ancora Pasquale.
Ciao!
Romolo
Romolo, la tua testimonianza è straordinaria! E la tua lucidità mentale lo è ancora di più! Prevedo che il male (la sfortuna) sta per trasformarsi in bene (in fortuna). Devi soltanto avere pazienza e impegnarti a fondo rialzandoti dopo ogni caduta.
unabbraccio

Condivido pienamente l’opinione degli altri lettori, e’ un articolo veramente straordinario, l’ho già condiviso su Facebook…ma lo invierò anche a moltissimi miei conoscenti…durante la lettura ti accorgi che ha dei contenuti di livello superiore … Un sincero grazie per aver avuto l’opportunità di leggere le tue parole
Ciao Antonio, gli apprezzamenti vengono sempre dalle persone che valgono! Vorrei avere altri amici come te, Antonio!

Unabbraccio
Bellissimo articolo anzi ho notato un enfasi diversa rispetto a quelli precedenti! E’ vero che la sfortuna nasconde una fortuna ..io potrei scriverne un libro delle mie esperienze ma ne menzionò sono due importantissime. Alla’ età di diciannove anni ho perso il mio adorato papà dopo una breve ma violenta malattia e il mondo mi crollò addosso ma vedendo la mia vita in modo diverso dico che quella esperienza negativa ha arricchitto la mia vita, le ha dato un senso ma di quelli veri .E poi a distanza di qualche mese da quella perdita una mattina mi ritrovati paralizzata e non si è mai capita la causa di quella malattia.oggi ho quarant’anni e ho subito otto interventi alle gambe e non mi reputo affatto sfortunata anzi questi due eventi nella mia vita hanno reso la mia vita meravigliosa , mi hanno battuto a terra ma ho ricevuto il doppio delle forze per rial zarmi.forse ero destinata ad una vita inutile apatica agiata ma non sarei mai cresciuta e mai sarei stata capace di trasmettere emozioni , affetto e ancor di più condividere la tua esperienza per donare la speranza a tanti che sono morti dentro!
Cara Antonella, bellissima e sincera testionianza! All’età di 19 anni, alla perdita del tuo adorato papà, il mondo ti crollò addosso… e a distanza di qualche mese, una mattina ti ritrovasti parallizzata dalla paura di non farcela ad andare avanti senza di lui. Forse, dico forse, tutte le tue operazioni sono state causate dalla prima che non era necessaria…
Le paure causate dalla perdita improvvisa e prematura di una persona assai cara, sono a volte paralizzanti. Le emozioni sono sempre temporanee, ma il lutto richiede parecchio tempo per essere accettato e metabolizzato.
I mali tuttavia non vengono mai solo per nuocere, ma anche per il nostro bene perché ci fanno crescere, e come dici tu, a volte ci evitano di morire dentro per mancanza di maturità e di speranza.
Grazie ancora per la tua testimonianza e per le riflessioni che mi hai ispirato. Sei molto saggia.
[…] bene arriva attraverso il male e la sfortuna in realtà è la tua fortuna. Non esistono risultati negativi. Tutto procede per il verso giusto: è il mondo stesso che si […]
[…] bene arriva attraverso il male e la sfortuna in realtà è la tua fortuna. Non esistono risultati negativi. Tutto procede per il verso giusto: il mondo va a […]
[…] I risultati arrivano lentamente e per vie traverse, perciò fanno stare male la tua mente. Sentiti soddisfatto anche se le cose non ti sembrano andare per il verso giusto; ricordati che questa sensazione è falsa; tieni conto che tutto procede a meraviglia, e vedrai che tutto cambia! […]
[…] buoni, gli altri, anziché trattarci con tutti i riguardi, ne approfittano! Ricordiamoci anche che la sfortuna corrente, ossia nel breve termine, si rivela una fortuna nel lungo termine: il sacrificio attuale è come l’investimento vincolato di un capitale che frutterà interessi […]
[…] Unfortunately, self-flagellation at the hitch, we get more problems and become pessimistic! mistakenly believing that the negativity is permanent, negative and limiting beliefs we form about ourselves, such as that of being wrong and unworthy, thus entering into the spiral of negative prophecies and condemning themselves to a fate ungrateful. And instead, we must convince ourselves that often comes right from wrong and good luck that often occurs in the form of bad luck. […]
[…] Unfortunately, self-flagellation at the hitch, we get more problems and become pessimistic! mistakenly believing that the negativity is permanent, negative and limiting beliefs we form about ourselves, such as that of being wrong and unworthy, thus entering into the spiral of negative prophecies and condemning themselves to a fate ungrateful. And instead, we must convince ourselves that often comes right from wrong and good luck that often occurs in the form of bad luck. […]
[…] non sono: soprattutto non considerarli un… problema! A distanza di tempo tutto si risolve! E capirai che è stato la tua opportunità. Disperandoti non risolvi nulla, anzi allunghi i tempi della loro soluzione e li rendi più […]
[…] Purtroppo, auto-flagellandoci al minimo intoppo, ci procuriamo guai a non finire! E credendo erroneamente che la negatività sia permanente, ci formiamo convinzioni negative e limitanti su noi stessi, come per esempio quella di essere sbagliati e immeritevoli, entrando così nella spirale delle profezie auto-avveranti negative e condannandoci da soli a un destino ingrato. Ed invece dobbiamo convincerci che spesso proprio dal male nasce il bene e che la fortuna si presenta spesso sotto forma di sfortuna. […]
[…] Purtroppo, auto-flagellandoci al minimo intoppo, ci procuriamo guai a non finire! E credendo erroneamente che la negatività sia permanente, ci formiamo convinzioni negative e limitanti su noi stessi, come per esempio quella di essere sbagliati e immeritevoli, entrando così nella spirale delle profezie auto-avveranti negative e condannandoci da soli a un destino ingrato. Ed invece dobbiamo convincerci che spesso proprio dal male nasce il bene e che la fortuna si presenta spesso sotto forma di sfortuna. […]
Spendido articolo Pasquale come sempre! è una bomba motivante ad avere fiducia in se stessi e a non perdere mai la speranza che gli sconforti si tramuteranno in sollievi.
Tra l’altro, l’esempio che hai fatto sul trasferimento ad altra sede lavorativa ricalca esattamente un’esperienza che ho vissuto personalmente. In quell’occasione ho sofferto tanto e ho cercato in tutti i modi di oppormi a tale cambiamento che non volevo accettare. Solo ora, grazie a te, capisco che un tale atteggiamento è sbagliato; allora non guardavo all’altra faccia della medaglia e consideravo il trasferimento come un evento punitivo quando in realtà non era assolutamente così! anzi, si è rivelato vero l’opposto perchè nel nuovo ufficio mi sento molto più tranquilla e serena di prima. E, nel lungo periodo, sono certa che questo spostamento mi svelerà altri aspetti positivi che ora non riesco ancora a scorgere. Devo solo attendere lasciando “tempo al tempo” senza la fretta del “tutto e subito”. Come hai più volte sottolineato tu nei tuoi scritti credo comunque che esista una resistenza da parte del nostro inconscio che per sua natura è pigro e abitudinario ad accettare i cambiamenti a prescindere dal fatto che siano belli o brutti. L’inconscio non ci permette di fare valutazioni obiettive poichè ci spinge ad opporci ai cambiamentni a priori. Ma ora, grazie ai tuoi insegnamenti, so che con la forza di volontà posso vincere ogni resitenza, so che devo buttarmi nell’azione pur sempre con dovizia e temperanza e a quel punto,…aspettare di cogliere i frutti.
Ciao Giulia,
la tua testimonianza è molto preziosa. Hai detto bene: solo con la forza di volontà puoi vincere le tue resistenze inconsce, quindi non farti prendere dalla pigrizia, ma agisci, lanciati, e il mondo sarà tuo!
1abbraccio