Le reti neurali del successo

reti neurali dei soldiLe reti neurali del successo

Ammirando chi ha successo diventi anche tu una persona di successo!

Deprecando qualcosa resti senza quella cosa!

Disprezzando i ricchi resti povero!

Le reti neurali del successo

Coloro che non hanno successo provano generalmente invidia per chi ha successo e spesso fanno commenti sarcastici nei loro confronti, ma in questo modo non migliorano il loro stato e continuano a vivere d’invidia e di fallimenti!

Per diventare persone di valore in ogni campo, compreso quello finanziario, non si deve invidiare o disprezzare coloro che hanno successo, ma ammirarli sinceramente.

Infatti, se non apprezzi una data cosa, come puoi averla? Per avere le cose che desideri devi amarle e benedirle mille volte!

In fondo, l’invidioso non denigra le persone di successo, che spesso neanche conosce, ma invidia il loro status: i soldi, la macchina di lusso, la villa, lo yacht..!

copertina-5 STEP PER VINCERE LE TUE PAUREE allora, se disprezzi la ricchezza come puoi averla? Se disprezzi il successo come puoi avere successo?

Se provi invidia o ribrezzo per i ricchi e per chi ha successo, non potrai mai avere fortuna perché hai paura di essere invidiato e disprezzato a tua volta e perciò non ti metti in gioco e non migliori!

La paura è il killer numero uno del successo e della felicità.

Essa blocca ogni azione utile togliendo la libertà di agire. Pertanto, avere risentimenti verso i ricchi significa restare poveri a vita!

Quando ci accorgiamo di provare invidia verso qualcuno che è più fortunato di noi, dobbiamo ravvederci subito, prima che l’energia negativa si espanda e invada del tutto.

Dobbiamo neutralizzare i pensieri negativi augurando alla persona fortunata ancora più successo e più fortuna perché la felicità è un boomerang.

Le reti neurali del successo

Se la negatività s’impossessa della nostra mente distrugge la creatività e siamo fregati.

Secondo la legge dell’intenzione, infatti, ciò su cui concentriamo la nostra attenzione si espande. I pensieri, da entità immateriale, grazie alla ripetizione si addensano e si materializzano a livello fisico attraverso l’azione.

I pensieri negativi generano emozioni e/o sentimenti negativi, e quindi, agendo sotto l’effetto di emozioni negative, siamo maldestri e abbiamo inesorabilmente risultati negativi.

Siamo imbranati perché le emozioni negative anestetizzano l’emisfero sinistro del cervello, quello razionale, per cui perdiamo letteralmente la lucidità mentale!

Al contrario, i pensieri positivi si accompagnano a emozioni e sentimenti positivi come la gratitudine, e quindi agendo con entusiasmo e gioia, la creatività e la lucidità mentale sono al massimo e anche il rendimento è massimo.

Dunque, ciò su cui ci concentriamo abitualmente si espande, ossia cresce perché viene riprodotto. Per esempio, noi siamo bravissimi nelle cose che facciamo ogni giorno proprio perché vi ci applichiamo di continuo. Invece siamo handicappati e abbiamo paura di fare qualunque cosa che non abbiamo mai fatto prima.

Se ci concentriamo sui problemi, sui rischi e sulle difficoltà, incontreremo problemi, rischi e difficoltà a non finire; invece, se ci concentriamo sui risultati, sulle opportunità e sul successo, raccoglieremo risultati, opportunità e successo.

Se ci lamentiamo in continuazione, saremo infelici, depressi e senza capacità di prendere decisioni e di agire!

Le reti neurali del successo

Ciò a cui dedichiamo la nostra attenzione, ossia le nostre energie, si moltiplica!

Convincendoci che una cosa andrà male, che non ce la faremo, è sicuro che sarà così. Lo studente che è convinto che non supererà l’esame, crea egli stesso le condizioni propizie per farsi bocciare. Se invece pensiamo che andrà tutto bene, le cose andranno per il verso giusto.

L’effetto dell’intenzione e dell’attenzione dà luogo alle cosiddette profezie auto-avveranti, sia nel bene che nel male.

Il conseguimento di un obiettivo o di un desiderio segue lo stesso processo che porta all’acquisizione di una nuova abitudine. Facendo sempre la stessa cosa, anche la cosa più difficile ben presto diventa facile e piacevole.

Tutto sommato, raggiungere un obiettivo significa aver imparato a fare qualcosa di nuovo, ossia aver appreso una nuova abitudine.

reti neuraliPer far accadere le cose occorre che si formino nuove reti neurali, il che avviene seguendo corsi di formazione efficaci e leggendo libri motivanti, in modo da accrescere la propria consapevolezza, e soprattutto facendo molti esercizi o allenamento, proprio come quando vogliamo imparare a fare qualcosa, oppure desideriamo ottenere elevate prestazioni.

Dunque, se non c’è un impegno profondo e totale da parte nostra, se non ce la mettiamo tutta, se non ci abituiamo a pensare alla grande, se non abbiamo le idee chiare su ciò che vogliamo, e soprattutto se non siamo disposti a metterci in gioco e a correre qualche rischio, non otterremo nulla.

Le reti neurali del successo

A me dà fastidio quando sento enfatizzare la legge di attrazione e sento dire che luniverso è sempre pronto a dare una mano, quasi fosse una persona sensibile e virtuosa e non una cosa impersonale e neutra!

Se non siamo noi stessi ad aiutarci e ad impegnarci a fondo, superando lo stress e lo scoraggiamento dovuto alle difficoltà di apprendimento e all’esasperante lentezza dell’avvicinamento alla nostra meta, l’universo se ne sbatte e la legge di attrazione è inoperante o, semmai, funziona al contrario.

L’inconscio riesce a creare o produrre qualcosa ex-novo non per effetti miracolistici, ma perché attraverso la pratica e il processo di apprendistato al quale ci siamo sottoposti con tutto il nostro corpo, processo che culmina appunto con la formazione delle reti neurali, siamo diventati bravi a espletare quella determinata attività o mansione, ossia a far crescere le cose, compresi i soldi.

Questo concetto si recepisce bene soltanto se si considera che l’inconscio corrisponde al corpo con la sola eccezione dell’emisfero sinistro del cervello. Il corpo si allena a fare bene e velocemente le cose!

Le reti neurali del successo

Affinché accada ciò che desideriamo, è necessario che l’inconscio sia convinto delle nostre “intenzioni” coscienti, altrimenti non ci mette in condizione di applicarci come si dovrebbe, si rifiuta, in un modo o nell’altro, di applicarsi come si deve. Per esempio, ci boicotta attraverso la paura del cambiamento, i blocchi emotivi, l’auto-sabotaggio, la pigrizia e la procrastinazione.

Siccome l’inconscio è l’insieme delle cellule del corpo, è sempre il corpo/inconscio che deve fare le cose necessarie per raggiungere il successo.

Quindi, non basta volere (con la mente conscia) una data cosa, è necessario anche darsi da fare, passare all’azione, ossia occorre far lavorare l’inconscio, e più esattamente, impegnarsi con l’intero corpo, con tutti i sensi. Volere, senza fare nulla, è inutile! In realtà, la vera volontà si manifesta con l’azione!

Quindi, non basta recitare un mantra per far accadere le cose, e tuttavia la funzione delle frasi motivanti è importantissima perché, attraverso la loro ripetizione, si attiva l’intenzione e l’attenzione necessarie per espandere l’idea o pensiero, fino a convincersi sia con la mente che con il corpo. La ripetizione del mantra ci porta a rimboccarci le maniche e quindi a ottenere le cose!

Naturalmente, per avere successo è necessario eliminare le lamentele perché non risolvono i problemi, ma li acuiscono proprio per effetto della legge dell’intenzione. Le lamentele sono autodistruttive in tutti i sensi!

Le reti neurali del successo

Basti pensare che fanno a pezzi uno dei bisogni umani fondamentali dell’uomo: il bisogno d’importanza, ossia ci fanno sentire in colpa e/o profondamente insoddisfatti e inadeguati, anzi pieni di vergogna!

Ma anche in questo caso dobbiamo avere le idee chiare su cosa vogliamo veramente. Se si desidera molto successo, come per esempio diventare ricchi, le lamentele e le indecisioni devono sparire del tutto; ma se ci si accontenta di un successo medio, come per esempio non essere né povero, né ricco, e quindi far parte della classe media, basta equilibrare le lamentele con il senso di gratitudine verso la vita. Ma chi non fa che lagnarsi con tutti ad ogni ora del giorno resterà un frustrato e un fallito per tutta la vita.

Siccome le lamentele sono autodistruttive, basta smettere di lamentarsi per risorgere a nuova vita!

Le lamentele rappresentano uno sfogo per coloro che vivono nel disagio, ma sono bloccati dalla paura di sbagliare, di fare passi falsi. Le lamentele sono pensieri negativi e ci privano della chiarezza mentale, perciò chi si lamenta non riesce a prendere la decisione che darebbe una svolta alla loro vita.

Le reti neurali del successo

Le lamentele, dunque, non sono la causa del disagio, ma l’effetto, proprio come la febbre non è la causa ma la conseguenza della malattia, e proprio per tale motivo, smettendo di lamentarsi, si smette di rinforzare la paura di agire.

In effetti i lamenti sono fatti di pensieri negativi e causano pertanto emozioni negative.

In realtà, le lamentele sono uno sfogo solo apparente e breve, ma nella sostanza rappresentano un tormento psichico insopportabile sia per chi si lamenta, che crede erroneamente di trovare in esse una liberazione, sia per chi è costretto ad ascoltarle. Esse bruciano inutilmente le energie, rendendo deboli, paurosi e incapaci di prendere qualunque decisione utile.

Le lamentele sono anche la conseguenza del desiderio frustrato di voler cambiare le cose, gli eventi e le persone. Invece dovremmo cambiare noi stessi per primi smettendo di preoccuparci e di lagnarci! Sono pienamente convinto che la paura, l’ansia e le preoccupazioni in genere si attenuano fino quasi a scomparire del tutto smettendo di lamentarsi, di giudicare e di criticare.

Il segreto per recuperare la serenità e la lucidità mentale sta tutta nell’accettare la realtà!

24 commenti su “Le reti neurali del successo”

  1. grazie per i tuoi articoli preziosi ma il mio problema è che mia figlia 18 anni alterna momenti di affetto a momenti di forte aggressività in cui urla come una isterica. inizia a insultarmi pesantemente con parolacce forti : sei una coglio…….sei una dementona e altro….. ho provato parlarle darle 2 sberle gridare non rivolgerle la parola mi chiedo se è il caso di un disturbo serio. il prossimo anno andrà all’università michiedo cosa potrebbe aiutarla come facoltà scienze della comunicazione?non esiste un associazione per i genitori un aiuto per queste relazioni dove la comunicazione verbale violenta deprime il genitore al punto da farlo ammalare .non ti nascondo che lei mi minaccia che ai prossimi 18 se ne vuole andare ma fà la quinta superiore dove vuoi che vada e dentro di me a volte stanca di tutto ciò rispondo che la butto fuori io se non impara a rispettarmi cosa devo fare ? non ce la faccio più visto che sonon separata e disoccupata cerco di reagire e isoi articoli mi aiutano con lei sono positiva ma lei mi ricambia con la sua energia negativa che mi butta giù!!!!!!! grazie manuela

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    • Cara Manuela,
      ho l’impressione che tu sia alquanto frustrata e sfoghi la tua rabbia e la tua intolleranza su tua figlia che all’età di 18 anni ha bisogno di una madre dolce e comprensiva che la abbracci e la consoli e la faccia sentire meno sola e abbandonata nei suoi momenti di aggressività e di collera. Leggiti immediatamente l’articolo “Innamorati di te stessa” -https://www.pasqualefoglia.com/blog/innmorati-di-te-stesso/ – perché ne hai assolutamente bisogno!
      1abbraccio

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  2. Leggendo quanto scrivi mi colpiscono in particolar modo i discorsi sulle lamentele. Ho 40 anni e mi rendo conto di essere cresciuta in famiglia con un padre che si lamentava sempre e tutt’ora lo fa per i tanti impegni di lavoro, le tasse, ecc. Fatto strano è che mio padre è una persona sicura di sè, o almeno così appare ed ha avuto molte soddisfazioni nel lavoro. Io credo che lo faccia per attirare l’attenzione su di sè, come un bambino, per essere consolato e coccolato. Sicuramente però posso dire che ha fatto una vita piena di sacrifici senza godersi nulla. Ma la cosa più antipatica, al di là del fastidio che mi procura sentirlo sempre lamentarsi è che mi ha ‘attaccato’ questo vizio per cui anch’io tendo a lamentarmi ma ora voglio cambiare! anche perchè se a mio padre lamentarsi porta energie a me all’opposto me le toglie. Che dici di mio padre? non ho capito niente di lui in quarant’anni? sicuramente comunque questo suo atteggiamento su di me è stato devastante. Grazie.

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    • Carissima Rita,
      i comportamenti buoni o cattivi dei nostri genitori si appicciccano addosso e penetrano nella carne come le zecche…. Quello che può consolare è che il 99,99% degli esseri umani, pur con una questione di grado, si lamentano dalla mattina alla sera e, a causa di queste lamentele, giudicano negativamente e danno la colpa agli altri, e reagiscono con critiche e aggressività; conseguentemente, vivono di preoccupazioni, ansia, paura, pensieri negativi, e… fallimenti.

      Si è talmente abituati a lamentarci che praticamente non ce ne accorgiamo più. Credimi: non appena si smette di lamentarsi scompaiono tutti i mali e tutti i problemi perché si accetta automaticamente la realtà contro la quale prima si lottava inutilmente, si recupera la lucidità mentale (o chiarezza di idee) e il senso di responsabilità, ci si rimbocca le maniche e, arrivando i risultati postitivi mentre scompare il pessimismo e l’insoddisfazione cronica.

      Affermo addrittura che, eliminando le lamentele, l’autostima schizza automaticamente alle stelle e si vive in pace e in piena salute. Fatto è che, purtroppo, non è possibile eliminare subito le lagne perché si tratta ormai di una vecchissima abitudine dura a morire. Ma è importante osservare che le persone più realizzate, e quindi da imitare, sono proprio quelle che si lamentano poco.
      1abbraccio
      pasqualefoglia

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  3. Ciao Pasquale,
    complimenti come sempre un articolo che fa riflettere tanto, ed è proprio il caso questo di dire ”Aiutati che Dio t’aiuta” perchè se non ci mettiamo la materia prima cioè l’impegno, anche se dobbiamo sforzarci più del solito,che è il prezzo da pagare, come possiamo pretendere di avere successo e raggiungere gli obiettivi prefissati!!!!
    Un abbraccio

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  4. Interessante e veritiero l’articolo, infatti la negatività oggettiva diventa soggettiva quando si lega alle disparità sociali ed economiche che inevitabilmente ti portano a confrontarti con lo status degli altri creandoti cosi dei conflitti di natura esistenziale che non ti permettono di vivere la tua quotidianità al meglio.Indubbiamente ognuno di noi ha una visione della vita legata sicuramente alle proprie esperienze,ma obbiettivamente al di la della legge di compensazione tra il fare del bene per poi ritrovarlo, che trova il tempo che trova, la mente umana è ancora un mondo neuronale sconosciuto per certi aspetti e dio solo sa quello che passa nella mente umana specialmente quando in gioco ce il nostro futuro e la disperazione ad esso legata per non avere la forza economica necessaria per affrontarlo.Voglio credere che le continue lamentele che scaturiscono non solo dai propri problemi ma anche da paragoni tra chi ha e chi no apportino, superando il disagio iniziale, non frustrazione ma rabbia positiva per sconfiggere e trasformare l’invidia, ma soprattutto dobbiamo smettere di vivere la vita degli altri cercando di vivere a pieno la nostra.Un cordiale saluto

    Rispondi
    • Caro Maurizio, le cose che scrivo derivano dalla mia esperienza diretta della vita e poggiano su un bagaglio enorme di letture appropriate. Le lamentele caratterizzano le persone infelici, velleitarie e perdenti, ed in misura direttamente proporzionale tra loro.
      Ti ringrazio molto per la tua preziosa testimonianza.
      1abbraccio
      pasqualefoglia

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      • Carissimo Pasquale, indubbiamente ciò che scrivi proviene come affermi da letture appropriate che ti hanno arricchito enormemente ma permettimi di dirti una cosa riguardo le lamentele e le loro derivazioni.A mio avviso non è perdente la persona che si lamenta, sicuramente non è felice ma la sconfitta esistenziale a mio modesto parere ha origini ben più profonde e le lamentele sono un modo come un altro per esternare un malessere ben più profondo, quasi un disagio che non ti permette di prendere delle decisioni serenamente nutrendo dubbi e paure che ti portano pian piano all’isolamento sociale specialmente quando si ha a che fare con persone che mettono i paletti alla comunicazione emarginandoti.Perchè, ed è risaputo, chi ha problemi e li fa vedere da fastidio a molti ed è molto più facile allontanarsi da loro che starle ad ascoltare.Grazie per il confronto. Un saluto Maurizio

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        • Caro Maurizio,
          rispetto senz’altro la tu opinione e d’altra parte le cose che ho scritto, in particolare sulle lamentele, non pretendo che debbano convincere tutti, anche perché non è detto che sia ora colato. Ma ti assicuro che il mio modo di scrivere si basa su una profonda concentrazione mentale da cui scaturiscono le intuizioni, la convinzione e tutto il resto.
          Premesso ciò, non intendo sostenere che quelli che si lamentano sono tutti infelici e perdenti perché c’è sempre una questione di grado, anche perché probabilmente è oltre il 90% delle persone che si lamenta per un motivo o per l’altro, e a volte senza neanche accorgersene. Il mio termine di paragone sono le persone estremamente lagnose che danno fastidio anche a sentirle e che, anche per il solo fatto che si lagnano, non possono considerarsi né felici, né vincenti.
          Mi rivolgo in particolare al lagnoso che contravviene ad uno dei bisogni fondamentali dell’uomo che è il bisogno di importanza! Noi siamo su di giri quando ci sentiamo importanti, ma siamo giù di morale quando non ci sentiamo importanti! Chi si lamenta “di se stesso” e allo stesso tempo giudica severamente gli altri, non si sente realizzato, non si sente importante come vorrebbe, ma continuandosi a lamentare non fa che rinforzare il suo destino di perdente.
          Vero è che ci sono anche tante persone che, pur lagnandosi più o meno spesso, sembrano persone di successo agli occhi di chi li osserva dall’esterno, ma il solo fatto che si lamentano sta a dimostrare che hanno aspettative troppo alte e irraggiungibili; ragion per cui, se smettessero di lamentarsi avendo al contrario un atteggiamento più gioioso e grato verso la vita e le persone con cui si relazionano, potrebbero sicuramente realizzare traguardi più prestigiosi perchè aumenterebbero immediatamente le loro energie dissipate inutilmente con le loro lamentele inutili e crescerebbe la loro creatività.
          E venendo infine alla tua obiezione, io non ho mai detto che la sconfitta esistenziale, usando la tua espressione, sia causata dalle lamentele, che sono l’effetto e non la causa della scontentezza e dei fallimenti, ma ho sostenuto e ribadisco che, proprio perché le lamentele sono la conseguenza e non la causa dell’insuccesso, smettendo di lamentarsi migliora immediatamente il proprio stato! In sostanza, le lamentele, come la legna, alimentano il fuoco della vergogna!
          Grazie del commento.
          pasqualefoglia

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          • La sconfitta esistenziale non è riferita alle lamentele ma a ciò che l’ha provocata.Tutto il resto diventa conseguenziale compresa la lagna fino all’inverosimile.Mi rendo conto che può essere estremamente fastidioso ascoltare lamentarsi continuamente e non credo che sentirsi dei perdenti sia legato al l’incapacità del raggiungimento di obbiettivi più ambiziosi ma forse le motivazioni possono essere altre! magari una serie di eventi negativi al tal punto da minarti il cervello rendendoti emotivamente fragile e incline all’autocommiserazione!E’ chiaro che sono miei concetti che non vogliono assolutamente sostituirsi a studi, aggiornamenti, o dare adito a fraintendimenti e mi dispiace se così è stato.Un saluto.Maurizio

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            • Caro Maurizio,
              nessun fraintendimento. Ti ringrazio invece tanto per le tue riflessioni che mi hanno stimolato e indotto a precisare il mio pensiero. Qualunque sia la causa delle lamentele, sicuramente non sono una cosa buona per il semplice fatto che esprimono negatività in tutti i sensi.
              Io ritengo che siano autodistruttive, soprattutto se continue e ossessive, perché rappresentano una fissazione o focalizzazione del pensiero sulla negatività e sul pessimismo, e quindi diventano profezie di fallimento e/o atti di autosabotaggio.
              Cordiali saluti
              pasqualefoglia

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  5. Ciao Pasquale, l’articolo è splendido,sono d’accordo su tutta la linea.
    Lamentarsi non serve a nulla,anzi attira situazioni ancora più negative,e fa scendere ancora di più il nostro livello energetico. Per vedere la realtà oltre l’ illusione è necessario impegnarsi,come giustamente hai spiegato,con buona volontà e sforzo da parte nostra, altrimenti si fa poca strada. Come disse Giordano Bruno: Che ci piaccia o no,Siamo la causa di noi stessi.
    Un Abbraccio

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