Il vecchio saggio non piange e non ride

 vecchio saggioIl vecchio saggio non piange e non ride

E non si muove neanche!

Il troppo e il poco rovinano l’esistenza

La distinzione, in positivo e negativo, dei due termini che formano le coppie di opposti, pur consentendoci di distinguere il lato cosiddetto buono da quello cattivo, in realtà non è molto appropriata perché ci induce a privilegiare un polo e a rinnegare quello opposto.

In tal modo si altera il buon funzionamento di tutto l’insieme.

Per esempio, dire che l’amore è sempre positivo e l’odio è sempre negativo, che l’altruismo è sempre positivo e l’egoismo è sempre negativo, e così via per tutte le coppie di opposti, non ci fa comprendere la dinamica della dualità, con la conseguenza che non accettiamo la nostra parte negativa che invece è parte integrante della vita.

Se non accettiamo qualcosa che è parte di noi, non siamo neanche in grado di controllarla: ecco perché c’è tanto odio ed egoismo nel mondo!

Il vecchio saggio non piange e non ride

Odia molto di più la persona che dice di non saper odiare, o di non aver mai odiato, non essendo cosciente del fatto che l’odio è una qualità umana universale, rispetto a chi sa riconoscere quando si è comportato in modo odioso, arrogante e antipatico, e chiede scusa.

Quando eliminiamo il filo negativo della corrente elettrica alternata, non funziona neanche quello positivo e restiamo senza corrente. Che odore puzzolente nel frigo!

Se usiamo al posto dell’aggettivo positivo il termine spirituale, e al posto dell’aggettivo negativo il termine materiale, per rappresentare la nostra dimensione spirituale e quella materiale, anche se non tutti danno per scontate le uguaglianze suddette, la situazione migliora di molto purché non rinneghiamo la parte che non ci piace.

Infatti, se Dio (o il Creatore, la Natura o l’Universo) ci ha fatto in un certo modo dandoci una parte spirituale e una materiale, una ragione ci deve pur essere.

Il vecchio saggio non piange e non ride

Sappiamo che se i due fili della corrente elettrica si toccano tra di loro inavvertitamente vanno in corpo circuito. Per evitare ciò s’interpone nel circuito una resistenza elettrica come la lampadina o un altro elettrodomestico.

Analogamente, per evitare che il lato materiale collida con quello spirituale e viceversa, dobbiamo interporre tra di loro una resistenza… psichica!

La resistenza psichica da interporre tra l’amore e l’odio, l’altruismo e l’egoismo, il compiacimento e l’invidia (e qualunque altra coppia di opposti sempre pronta a entrare in corto circuito…) è l’equilibrio tra i due poli.

L’equilibrio si ottiene evitando gli eccessi dell’uno o dell’altro polo. Esso poggia sulla conoscenza di sé stessi e quindi sulla consapevolezza.

La consapevolezza agisce proprio come la lampadina perché ci illumina, ci fa capire che i due opposti di ogni coppia sono entrambi necessari al buon funzionamento del sistema. Insomma il negativo è utile e importante quanto il positivo!

Se togliamo il filo negativo non c’è corrente. Ugualmente, se togliamo l’odio viene meno anche l’amore. Se togliamo il male, viene meno anche il bene.

E se non piangiamo non ridiamo neanche! I due poli, infatti, sono esattamente come le due facce di una moneta: sono opposte e non si possono separare!

I conflitti interiori compaiono quando privilegiamo uno dei due termini della coppia e rinneghiamo il polo opposto.

Se eliminiamo uno dei due poli o lo riduciamo d’intensità rispetto al suo opposto, per esempio l’egoismo rispetto all’altruismo, diventiamo fortemente ambivalenti e contraddittori. L’odio, fa male sia quando è troppo, sia quando è poco; conseguentemente l’amore fa male sia quando è poco, sia quando è troppo.

Il vecchio saggio non piange e non ride

Il ragazzo che disprezza il proprio padre, in realtà disprezza la propria parte virile che ha rimosso…; se invece disprezza la madre, ha rimosso la propria parte femminile, cioè la dolcezza e l’arrendevolezza, ed è diventato aggressivo, collerico e incorreggibile.

saggio? non direiQuando disprezzi qualcosa negli altri o in te stesso vai spesso in corto circuito! Se disprezzi qualcosa diventi un… mostro!

I due termini opposti della coppia funzionano bene, e di conseguenza siamo stabili, sereni e contenti soltanto quando sono equilibrati tra di loro. E dunque, è il troppo o il poco di una determinata qualità o cosa che ci fa stare male pregiudicandone il corretto funzionamento perché non c’è equilibrio.

Il cibo è indispensabile per nutrire il nostro corpo, ma fa male sia quando è poco perché non soddisfa il nostro fabbisogno calorico, sia quando è troppo perché eccede i nostri fabbisogni.

Ugualmente, l’amore è il nutrimento della nostra parte spirituale, ma fa male sia quando è poco a causa dell’eccessivo distacco, sia quando è troppo perché l’attaccamento è eccessivo.

Sia l’eccesso (il troppo), che la mancanza (il poco) sono deleteri perché interagiscono tra di loro al punto che ciascuno sconfina nel suo opposto. 

Per esempio, se ti abbuffi a pranzo, subisci un’indigestione e sarai costretto a digiunare per alcuni giorni passando obbligatoriamente dal troppo al poco. Se invece non mangi per niente, consumerai il tuo stesso corpo per riscaldarti.

Quando ami troppo, l’amore si trasforma in odio alla prima contrarietà! Se invece ami poco, diventi ancora più odioso in caso di contrarietà.

Quando sei eccessivamente altruista, il tuo altruismo si trasforma in egoismo se non ricevi abbastanza, a meno che non sei un masochista o un santo. Se invece sei poco altruista, a maggior ragione diventi ancora più egoista quando non ricevi quello che ti aspetti.

Il vecchio saggio non piange e non ride

Dunque, per funzionare bene, ogni cosa o qualità deve essere nella quantità giusta. E per quantità giusta o sana o equilibrata s’intende che quella cosa non è né troppa né poca.

È bene rendersi conto che ci sono vantaggi e svantaggi in ogni cosa o qualità, anche se a volte vediamo solo gli svantaggi o danni, e altre volte soltanto i vantaggi o benefici.

Per esempio, quando desideriamo qualcosa immaginiamo soltanto i benefici che ne ricaveremo perché non conosciamo ancora l’altra faccia della medaglia. Infatti, i danni o svantaggi possiamo vederli soltanto dopo aver sperimentato la realtà.

Ugualmente, quando proviamo invidia è perché vediamo soltanto le fortune dell’altro, non sapendo come in realtà quel tizio le sta vivendo.

I vantaggi sono stabili soltanto se una qualità o cosa è in equilibrio con il suo opposto, e quindi non è né troppa, né poca, ma nella quantità giusta. Noi siamo stabili emotivamente e in grado di gestire al meglio le nostre emozioni solo quando i due poli opposti si equivalgono.

Proprio come mangiamo i frutti soltanto quando sono maturi e non certamente quando sono acerbi oppure marci, così dobbiamo stare attenti a non esagerare nelle cose che facciamo.

Ma possiamo vivere con la bilancia in mano per evitare gli eccessi? Certamente no.

Nel nostro agire quotidiano, mantenersi in equilibrio significa che se ieri abbiamo mangiato più del solito perché era festa o siamo stati in buona compagnia e ci siamo lasciati andare, oggi e/o domani dovremo riequilibrarci mangiando meno del solito.

Il vecchio saggio non piange e non ride

Insomma, l’eccesso saltuario ci può anche stare, anche perché non siamo dei robot.

È importante però riequilibrarci appena possibile. Purtroppo, o forse per fortuna, noi dobbiamo fare i conti con la nostra parte materiale e irrazionale che ha alcune esigenze insopprimibili che non si possono castigare per nessuna ragione.

Pensiamo ai preti pedofili e soffermiamoci non solo sul male che fanno ai ragazzini, ma anche sul dramma interiore che vivono essi stessi a causa delle proprie debolezze!

Parliamoci chiaro: la vita è difficile per tutti perché il nostro lato spirituale collide in continuazione con quello materiale che è irrazionale, istintivo e automatico, e spesso più forte di quanto noi vorremmo.

E così dev’essere perché la mente strombazza troppo il corpo, spesso anche a sproposito, e quest’ultimo deve essere in grado di reagire dovendo assicurare non solo la riproduzione della specie, ma anche e soprattutto la sopravvivenza fisica.

Ora dobbiamo farci una domanda importante: se dobbiamo evitare il troppo e il poco per conservare l’equilibrio, questo principio è sempre valido, oppure ha delle eccezioni? Insomma è valido anche nel caso dello stress, dei pensieri negativi e della consapevolezza? Sicuramente sì!

L’eustress o stress positivo è utile perché non è né troppo né poco, ma quel tanto che basta per assicurare la prontezza di riflessi e la giusta attenzione in determinate circostanze. Pensa allo stress di un esame o di un colloquio di lavoro.

Il distress o stress negativo lo è sia quando eccessivo perché ci esaurisce prosciugando le nostre energie e rovinandoci l’esistenza, sia quando è troppo poco o assente del tutto perché viene meno quella giusta tensione che esalta la nostra risposta o prontezza di riflessi.

Il vecchio saggio non piange e non ride

Anche i pensieri negativi, se non sono né troppi né pochi, sono utili perché tengono la mente occupata sulla soluzione dei problemi. Se invece sono troppi, diventano assillanti, ossessivi e pericolosi. E se, al contrario, sono troppo pochi, vuol dire che sei eccessivamente sicuro di te stesso per cui rischi molto e puoi trovarti nei guai.

E quando sei nei guai, sei anche sovraccarico di pensieri negativi.

Anche in fatto di consapevolezza, benché la cerchiamo tutti come se da essa dipendesse la nostra salvezza materiale e spirituale, dobbiamo stare attenti agli eccessi. La consapevolezza ha il compito di rendere conosciuto lo sconosciuto, ossia trasforma tutto ciò che è inconscio e irrazionale in conscio e razionale.

Ma per vivere una vita degna di essere vissuta, ci deve essere equilibrio anche tra razionalità e irrazionalità, tra la parte conscia e quella inconscia.

L’irrazionalità, infatti, è la matrice inconscia della grinta, della vigoria fisica e della stessa salute e voglia di vivere. Di irrazionalità sono fatte le emozioni, l’eccitazione e l’entusiasmo, fattori onnipresenti nel nostro vivere quotidiano.

Il vecchio saggio non piange e non ride

E venendo al titolo di questo articolo, sto discendo in sostanza che più sei saggio e meno ti emozioni. Quindi difficilmente piangi e difficilmente ridi, raramente ti meravigli, non ti entusiasmi per niente e non ti ecciti neanche perché per te tutto è previsto, a tutto sai dare una risposta, tutto è sotto controllo e niente ti meraviglia o scandalizza.

Quindi, una consapevolezza “eccessiva” brucia ogni sorpresa, toglie ogni illusione, annichilisce gli istinti e le emozioni e ci trasforma in automi, ossia ci fa invecchiare anzitempo. Chi l’avrebbe detto!

E allora, è proprio vero: il vecchio saggio non piange e non ride, e non si muove neanche! Sei contento di vivere come un vecchio saggio? Non credo proprio!

La parte irrazionale residua del vecchio saggio appena appena lo tiene in vita.

Quindi, se ritieni di essere molto saggio e senza debolezze, e sei ancora giovane, non credere di essere particolarmente fortunato. Infatti, se non compensi la grandiosità della tua mente con un’attività fisica costante e intensa, puoi ritenere il tuo corpo praticamente già morto…

La cosa più desolante è un adulto che si comporta come un vecchio saggio (troppa consapevolezza) o come un adolescente irresponsabile (poca consapevolezza).

Morale del discorso: non prendiamo la vita troppo sul serio e accettiamoci così come siamo con tutti i nostri limiti e i nostri difetti perché essere perfetti o avere una grandissima consapevolezza, come un vecchio saggio, non è per niente piacevole!

21 commenti su “Il vecchio saggio non piange e non ride”

  1. Caro Pasquale,
    ho letto l’articolo che trovo molto interessante e come sempre nei tuoi scritti traspare il grande impegno che metti nei tuoi lavori, come quando si legge un libro e ci si accorge durante la lettura quanto amore lo scrittore abbia messo nel testo, infatti credo che almeno nella stesura di un libro l’autore non può barare perché usa il cuore e chi legge capisce quanto ne ha messo; fatta questa piccola premessa, se parliamo di consapevolezza e non consapevolezza spesso per alcuni questo potrebbe diventare un dilemma, infatti essere consapevoli per molti come dici tu è anche motivo di sofferenza.

    Tuttavia in una strana scala sociale più in alto si sale e più si è consapevoli, quindi è anche la voglia di emergere che spinge in questa direzione, il mondo del lavoro che spinge la società stessa, contrariamente più in basso si scende e più emergono credenze, ignoranza, scarsa consapevolezza delle cose, la risposta a queste domande spesso è data anche da “ chi beve per dimenticare” infatti beve per annichilire la parte razionale, e quindi tornare ad essere “ spensierato “ che è anche il desiderio di tutti credo.

    Penso che tutti desideriamo avere una buona dose di saggezza, questo forse ci allunga la vita per non incappare nei guai ma credo che desideriamo anche essere spensierati come i tifosi della domenica che urlano a squarciagola, essere curiosi, girare il mondo, non essere sempre seriosi ed affrontare la vita a volte anche con un pizzico di follia che serve come il sale ed il pepe nella minestra, le persone tipo automi come le descrivi tu tendenzialmente sono i carrieristi, quelli che lavorano fino a tardi, che hanno la deformazione professionale, non considerano importante un buon uso del tempo libero, in altre parole eccedono troppo da una parte e scompensano l’altra.

    Ora vorrei tradurre in altre parole alcune dette da Romolo dove dice che l’amore e l’amicizia danno un senso alla vita…come dire “ la felicità è felicità se è condivisa “ infatti una persona ricca se non ha amici è triste quindi i suoi soldi servono veramente a poco, molto meglio un povero circondato dal calore di amici che passa ore spensierate tra loro…quindi a volte trovare nuove persone con cui dialogare significa mettersi in gioco e molti non amano farlo e non fare un piccolo sforzo con noi stessi, mettersi in gioco naturalmente porta quasi sempre a risultati molto ma molto diversi.

    Grazie ancora alla prossima Un abbraccio

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    • Grazie Antonio, come sempre i tuoi commenti arricchiscono la discussione con fatti della vita reale che io ho soltanto tratteggiato completando e chiarendo in qualche modo gli aspetti da me trattati.

      In effetti io ho voluto dire che persino della consapevolezza, e non soltanto della lasagna di Pasqua, si può fare un’indigestione. Come ci ricordavi tu, la gente si ubriaca proprio per non essere consapevole dei propri guai. Ma senza ricorrere all’abbrutimento dell’alcol, pensiamo al carnevale e alle sagre locali che servono proprio a dare sfogo a istanze irrazionali pur nei limiti della decenza.

      Mi è piaciuta tantissimo la parte centrale del tuo discorso e perciò desidero sottolinearlo:”Penso che tutti desideriamo avere una buona dose di saggezza, questo forse ci allunga la vita per non incappare nei guai ma credo che desideriamo anche essere spensierati come i tifosi della domenica che urlano a squarciagola, essere curiosi, girare il mondo, non essere sempre seriosi ed affrontare la vita a volte anche con un pizzico di follia che serve come il sale ed il pepe nella minestra, le persone tipo automi come le descrivi tu tendenzialmente sono i carrieristi, quelli che lavorano fino a tardi, che hanno la deformazione professionale, non considerano importante un buon uso del tempo libero, in altre parole eccedono troppo da una parte e scompensano l’altra”. Sì, proprio a queste cose intendevo alludere.

      1abbraccio

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      • Caro Pasquale che dire, grazie veramente per la tua risposta, però devo fare una piccola aggiunta all’articolo da te proposto del saggio che non ride non piange ecc ecc, se così stanno le cose è evidente che costui non è un saggio ma qualcuno che ha capito poco della ragione della sua esistenza, se essere saggi significa starsene con le mani in mano in questo modo…sicuramente la tua affermazione era quella di estremizzare il concetto, cioè di stressarlo e quindi provocatorio.

        Però, vi sono delle difficoltà quando si parla attraverso la scrittura, perchè gli altri sono ” inquinati o incanalati ” nell’argomento principale che potrebbe essere – volutamente provocatorio – ma se gli altri non recepiscono questo messaggio – si incanalano sull’argomento – non rendendosi veramente conto del nocciolo della questione.

        Infatti la mia considerazione che è scaturita successivamente è una conferma a quanto sto menzionando.

        D’altra parte non tutti siamo fulmini nel capire le cose, così avviene che se vogliamo provocare giustamente altri nella nostra conversazione a volte dobbiamo dare loro una mano, per ottenere appieno il vero pensiero dell’altro.

        Ora voglio raccontare una brevissima storiella molto significativa…

        Eravamo tra parenti ad una cena, tra noi c’erano anche dei ragazzi, stavamo parlando spensieratamente fino a che io, rivolto verso i ragazzi ed assaporando appieno la bellezza della conversazione, proseguendo un discorso in atto ho detto:..quando si ritorna da un lungo viaggio in genere si torna un pò più saggi…

        Qualcuno dei presenti ha sentito questa mia affermazione ed ha ritenuto corretto interrompere la bellezza del dialogo affermando che la saggezza è tutt’altra cosa…di non dire queste cose ai ragazzi, ed a nulla sono valse le mie pur timide intenzioni di proseguire poichè ero stato anche zittito in modo oserei dire poco socievole…

        Come vedi questo è un breve fotogramma di vita quotidiana, un momento di vita che può essere sotto altre forme vissuto da chiunque altro in moltissime altre situazioni…quando si è tra amici ( o forse conoscenti ) in cui uno vuole prevaricare sull’altro…ecc ecc

        Ora siamo pronti per altre riflessioni.

        Grazie per le tue note 1 abbraccio

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        • Caro Antonio, l’incomprensione è sempre all’ordine del giorno, tant’è che è la causa principale delle rotture delle relazioni. Quando però gli studenti non capiscono, la colpa è del professore che non ha spiegato bene la lezione. In effetti ho scritto su un argomento importantissimo e utile come la ricerca della consapevolezza andando controcorrente.

          Il mio articolo ha voluto far aprire gli occhi sul mito della consapevolezza, attraverso la provocazione del vecchio saggio che non piange, non ride e non si “muove” neanche, per far capire quanto sia importante anche la nostra parte irrazionale e inconscia. Infatti chi si muove poco o niente invecchia anzitempo anche se ha una cultura enciclopedica. E tu ne sai qualcosa, se è vero che hai dovuto “riprendere” a giocare a tennis per tenere in forma la tua mente.

          Ora il vecchio saggio, proprio perché è vecchio, per forza di cose non si muove; ma il giovane studioso che si muove poco, inteso proprio nel senso fisico, nonostante tutta la sua consapevolezza non è saggio perché è invecchiato anzitempo.

          Ogni età ha vantaggi e svantaggi… e gli svantaggi si evidenziano quando un adulto si comporta come un ragazzo o come un vecchio.

          1abbraccio

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  2. “Il vecchio saggio non piange, non ride e non si muove neanche! ”

    Il vecchio saggio è colui che ha ucciso il proprio Io bambino/Se istintivo/Inconscio.

    Uccidere il proprio Io bambino significa uccidere la propria gioventù.

    Ho sofferto 10 anni di solitudine che hanno logorato 1/3 della mia vita.

    Per quanto puoi essere forte e indipendente la solitudine ti fa invecchiare fino a morire.E’ proprio nella mia solitudine che mi sono reso conto di quanto siano importanti i valori come l’amore e l’amicizia.

    L’amore e l’amicizia danno un senso alla vita.Ti fanno vivere.

    Ma quando vengono a mancare le relazioni interpersonali ti trovi in un limbo…esci ,cammini,vaghi,non sai che fare ,non sai dove andare…Sei un fantasma sulla terra.Cominci a imprecare contro il mondo ,contro Dio,contro i tuoi genitori,contro te stesso,contro il giorno in cui sei nato…Pensi che la tua vita non abbia significato…Ti rendi conto che la vita è un RING…E su questo RING si vince per sottomissione…Fino ai 19 anni ho detto “basta!!! CEDO”…Poi ho cominciato a dire “Adesso faccio cedere te destino”.

    Se non ti fai rispettare e non sai dominare gli altri ti schiacceranno.Ed è per questo che ho iniziato una lotta furibonda contro me stesso.Sono stato sempre molto esigente nel mio cambiamento.

    Ho voluto liberarmi di parole come “inetto”, “ciccione”, “stupido” per dimostrare a me stesso e agli altri che se a quel tempo lo ero è perchè avevo i miei dolori.

    Questi 10 anni mi hanno fatto diventare un Terminator.

    Bellissima la frase finale del secondo film “adesso capisco perchè piangete ma io non potrei mai farlo”.

    Senza sentimenti ed emozioni siamo solo un computer,delle macchine e questo ci priva della nostra umanità. La macchina non potrà mai diventare umana perchè non può provare empatia.

    Effettivamente mi sono reso conto di essere diventato una persona cinica,egoista,fredda,materiale,sporca e opportunista che prova sentimento solo nei confronti di chi ha sofferto.Nella vita di tutti i giorni non mi apro molto con i colleghi a lavoro.Eseguo le mie mansioni e poi vado a casa.

    Separo la mia vita lavorativa da quella privata perchè non voglio avere problemi. Mi bastano quelli che ho.

    Dopo varie peripezie e sotterfugi sono riuscito a trovare due amici sani con cui ci esco e mi confido di tutto.Sono molto contento per questo:trovare persone con cui puoi confidarti è stato per me sempre difficile. Adesso che ho superato questo problema ho riacquistato parte della mia umanità.

    Sento che devo divertirmi,sento che devo ritornare a essere giovane, cerco la spensieratezza e l’allegria…sempre rispettando la legge dell’equilibrio ovviamente.

    Ciao!

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    • Ciao Romolo, i tuoi sfoghi ormai sono proverbiali! Ma tanto veritieri, tanto impressionanti, tanto illuminanti. Si fanno tanti errori nella vita perchè la nostra ignoranza è seconda soltanto a quella di chi… ci mette al mondo. C’è chi riesce a trovare la strada giusta, grazie a buone compagnie e a buone letture, e chi invece va alla deriva a causa di brutte compagnie e alla sua preferenza per il bigliardo.

      A tutto si può rimediare mettendocela tutta e tu ne sei un esempio illuminante. Hai ragione quando dici che la vita senza sentimenti non è vita. E’ per questo motivo che venne inventata la famiglia. L’uomo matura soltanto quando diventa padre e diventa saggio soltanto quando diventa nonno…

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      • Si la famiglia è molto importante per avere una crescita sana ed equilibrata.Famiglie dissolute crescono figli dissoluti che rovineranno il mondo una volta divenuti adulti.

        In parte sono stato fortunato.Sono stato cresciuto da mia madre e da uno zio invalido che hanno rafforzato il mio livello di resilienza.

        Io sono un imprevisto,un errore di gioventù.

        Non ho niente da incolpare ai miei genitori perchè sono esseri umani come me e quell’errore potrei commetterlo pure io se non uso la mia testa.

        Tuttavia non posso nascondere che nutro un profondo disprezzo per mio padre.Il mio padre biologico l’ho conosciuto.Eccome se l’ho conosciuto.

        Quando ero bambino ha avuto un atteggiamento molto distaccato nei miei confronti.Non mi ha mai incoraggiato,mi ha messo sempre i bastoni tra le ruote,mi ha sempre considerato un ragazzo di serie Z.Mai una telefonata…Nei momenti di difficoltà non si è mai fatto vivo.

        Quando mi ha lasciato a partire dall’età di 12 anni sono rinato.Mi sento meglio.Sono migliorato crescendo ma ho pagato con la mia gioventù il fatto di essere un bambino adulto.

        L’ho poi rincontrato dopo 12 anni ma i suoi rapporti nei miei confronti non sono cambiati.Vabbè pazienza…Ringrazio che sono adulto.Dopo verrà l’indipendenza economica e sono a posto.

        Dispezzare un bambino significa disprezzare se stessi perchè tutti noi siamo stati bambini.

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        • Ciao Romolo, “Dispezzare un bambino significa disprezzare se stessi perchè tutti noi siamo stati bambini”.

          Se questa frase è valida, e io credo di si, penso che lo sia anche quest’altra: “Disprezzare colui che ti ha messo al mondo significa disprezzare e rimuovere la parte “virile” di te stesso”.

          Penso che tu ti sia concentrato soltanto sulla parte negativa che riguarda tuo padre e non tieni minimamente conto della parte positiva. Come sai, in ogni evento negativo c’è sempre anche una cosa positiva, una lezione da apprendere. Basta cercarla, e per trovarla devi accettare la realtà, accettare tuo padre senza giudicarlo, e quindi perdonarlo. Soltanto dopo averlo accettato e perdonato, arrivano i grandi doni che stai cercando: equilibrio, serenità e realizzazione.

          1abbraccio

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          • Riflettendo con lucidità mentale e lasciando da parte rabbia,odio e nervi…

            Mi sto rendendo conto che disprezzando mio padre sto rinnegando una parte di me stesso.La mia parte maschile e questo mi rende un uomo a metà.

            Da quello che ho potuto comprendere anche lui da bambino non ha avuto molto.

            Anzi riflettendoci…in questi 10 anni di cambiamento sono diventato come lui senza rendermene conto.

            Guarda perdonarlo mi rimane molto difficile e non riesco nemmeno a ragionare con lui:vuole avere ragione anche quando ha torto…Però chissà con il tempo…

            Se non ricordo male prendendo come riferimento gli Enneatipi… credo che mio padre sia lo scettico.E’ una persona molto pessimista e cinica. Poi anche perfezionista…ti critica sempre e non guarda mai i tuoi pregi e si arrabbia molto facilmente…

            Non lo so Pasquale…Io mi sforzerò a rispettare la teoria però prima è meglio che mi sistemo con il lavoro e poi vedo…

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            • Romolo, ti sei molto perspicace e capisci a volo. Non preoccuparti, ora che hai fatto un bel salto di consapevolezza, lo guarderai con altri occhi e anche tuo padre ti vedrà in maniera più positiva e diventerà orgoglioso di suo figlio.

              Siccome tu sei molto più istruito o quanto meno molto più avanti di lui nella crescita personale, fai il primo passo appena ti capita e senza fretta.

              1abbraccio

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          • Devo riconoscere una cosa…Il mio sangue è triuno.

            Perchè quell’invalido che è morto mi ha permesso di sopravvivere…Mi ha permesso di capire l’importanza della salute e dell’indipendenza più velocemente di tutti…Mi ha fatto capire che è possibile non cedere…mi ha fatto capire che solo l’azione da dignità e rispetto a un’esistenza orrida,priva di significato e senza speranza…Perchè la tetraplegia è seconda alla Morte ma questo pochi lo possono comprendere…E’ meglio essere come Forrest Gump:non capisci un cazzo e non soffri.Perchè quando capisci la tua condizione è un dolore senza fine e non hai pace finchè non ti fai giustizia in un mondo dove la legge non è uguale per tutti…Perchè quando perdi per sempre chi ti ha dato una importanza ti rendi conto che hai perso tutto e allora dichiari guerra al Dio creato dagli uomini…

            Perchè gli inetti non sono rifiuti ma sono gli altri a condannarli …a essere rifiuti.

            Rispondi
            • Romolo, nel momento in cui cambiano i tuoi pensieri da negativi in positivi, cambia anche il tuo modo di percepire il mondo e di reagire ad esso. Quando sarai sereno e appagato dentro di te, la vita ti sembrerà perfetta anche se è rimasto tutto come prima… Conosci te stesso e amerai il mondo!

              1abbraccio

              Rispondi
      • L’ira mi acceca e mi toglie ogni vanto.

        Rimanere in equilibrio nella vita significa imitare un acrobata che si muove lungo una corda:soltanto dopo molta pratica,dopo molti tentativi,dopo molti errori riusciamo a muoverci con disinvoltura…ma la fretta è maledetta e ci rende cechi…e quindi quando meno ce lo aspettiamo perdiamo l’equilibrio…l’importante è afferrare la corda in tempo perchè sotto c’è un baratro senza fine…meglio una piccola caduta seguita da una ripresa piuttosto che cadere nel baratro…perchè se non stiamo attenti…in un attimo possiamo perdere tutto e rendere marci i frutti delle nostre fatiche…Dobbiamo allenarci sempre a pensare in positivo perchè il pensiero negativo è sempre dietro l’angolo…liberarsi di questo fardello ci permette di camminare meglio sulla corda…bisogna apprezzare ogni piccolo passo…

        Camminando lungo la corda ho trovato altri due acrobati e siamo diventati amici…anzi massoni…c’è comprensione reciproca,aiuto senza secondi fini e proprio questa mattina che siamo usciti insieme nei nostri occhi si leggeva proprio la gioia,cameratismo,voglia di fare…

        “Conosci te stesso e amerai il mondo!”…Ehhh devo imparare a rispettare la bussola…se no mi perdo…

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        • Caro Romolo, non è proprio così che stanno le cose: per raggiungere l’equlibrio occorrono parecchie cose come la consapevolezza o conscenza di sé, il senso di responsbilità e la fiducia in se stessi che si traducono in una grande esperenzia di vita. Ora per acquisire tutte queste qualità, come giustamente tu dici, non si deve avere fretta, e soprattutto non bisogna avere paura di mettersi in gioco e quindi di fare errori.

          Soltanto chi non agisce non fa errori. Sono proprio gli errori che facciamo da ragazzi e in gioventù che ci fanno raggiungere la saggezza e l’equilibrio strada facendo. Dai tempo al tempo!
          1abbraccio

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  3. Caro Pasquale, questo tuo articolo mi ha toccato molto..ho 23 anni, e per ben 20 anni della mia vità ho vissuto senza prendere in considerazione il rovescio della medaglia di tante cose..soprattutto dell’amore..ho sempre cercato e aspettato la persona giusta, spargendo in giro amore..tanto amore..pensando di attirare l’attenzione di qualche ragazza..e cosi è successo..sono fidanzato da quasi 4 anni..ma dopo un anno e mezzo circa di relazione vissuta completamente a beneficio dell’altra persona..ho avuto un momento di crisi perchè qualcosa non mi tornava..iniziavo a provare fastidio per qualsiasi cosa facesse questa persona..e da quel giorno dopo vari errori come quello di lasciarla subito pensando di non essere più innamorato, sono voluto andare più in fondo, cercando di conoscere l’altra parte della medaglia, perchè non potevo credere che una cosa voluta e cercata per tanto tempo possa essere svanita nel nulla e sostituita da tanta rabbia..il mio percorso dura quindi già da qualche anno..sto ancora con questa ragazza anche se le cose non sono mai tornate come prima..e forse è un bene…ma al momento non ho ancora trovato un equilibrio per vivere serenamente questa relazione, mi arrabbio ancora troppo facilmente, non riesco ad essere affettuoso, anzi mi da fastidio quando lo è lei con me…la situazione molte volte è frustrante ma cerco sempre di trovare la motivazione per continuare a lottare perchè dev’esserci una soluzione, un altra verità che non sia quella dettata dalle mie paure..articoli come questo mi danno fiducia e speranza..grazie

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    • Caro Daniele, benvenuto sul mio blog.

      Di lettere come la tua me ne arrivano a bizzeffe. Dico questo per farti capire subito che la tua situazione sentimentale la conosco e capisco molto bene e posso dirti che è universale. Ti apprezzo tantissimo per il tuo impegno nel voler portare avanti la relazione “con questa ragazza anche se le cose non sono mai tornate come prima”. La verità è che quello che provi adesso è vero amore, mentre quello che provavi nei primi 18 mesi della relazione non era vero amore ma soltanto infatuazione.

      Tu sei rimasto ancora con lei perché provi ancora attrazione e questa è una cosa bellissima, anche se non potrà mai essere come nel primo anno! Per trovare le stesse sensazioni fisiche che hai provato nel primo anno e mezzo dovresti metterti con una nuova ragazza, ma ti assicuro che anche con la seconda o con la terza, dopo circa 18 mesi cesserà inesorabilmente l’eccitazione e la passione.

      Cessa la passione dell’infatuazione perché oggi l’amore avviene in modo totale, senza resistenze o remore da parte delle donne, per cui dopo 18 mesi circa non resta più nulla da scoprire… e cade ogni illusione e ogni eccitazione. E’ un fatto universale, è così per tutti, anche se a volte sentiamo dire di infatuazioni che durano molti anni: il fatto è che i due innamorati non si sono mai conosciuti… come spiego anche in questo breve filmato http://youtu.be/RUqJplXTtRY

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      • Questo è tutto molto triste…è forse perchè non accetto questa condizione che continuo a provare fastidio e rabbia nei suoi confronti ma ancora prima dei miei? bello il video..peccato che alla fine l’hanno tagliato sulla parte che mi interessava..

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        • In realtà, quando finisce il periodo dell’infatuazione amorosa, in genere cessa anche l’attrazione fisica e ci si ritrova al fianco una persona che non si riconosce più, per la quale si prova solo “fastidio e rabbia”, proprio come dici tu, a meno che non si voglia costruire comunque un progetto di vita insieme.

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          • ma su che basi se appunto ci si ritrova ad avere fastidio e rabbia? come si trova il giusto equilibrio in queste emozioni? è possibile provare comunque amore, affetto e compassione?

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            • Per non provare fastidio e rabbia ti devi sentire attaccato alla tua ragazza, e questo è possibile se c’è intimità, passione, complicità e progettualità. Per controllare le tue emozioni devi abituarti al rispetto per l’altra persona. Il rispetto è l’opposto del rifiuto che genera fastidio e rabbia.

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