DISAGIO INIZIALE O INCAPACITÀ APPRESA?
L’EVITAMENTO È MICIDIALE
Disagio iniziale
Noi diventiamo abilissimi nelle cose che facciamo ogni giorno, ma siamo imbranati all’inizio di qualsiasi processo.
Tante persone, all’inizio di una nuova attività, non si sentono a proprio agio e se possono preferiscono dileguarsi. E col passare del tempo si sentono sempre più inadeguate. Purtroppo non sanno che la sensazione di disagio è soltanto iniziale ed è del tutto normale.
La situazione è questa: se facciamo una data cosa ogni giorno, diventiamo sempre più abili ed efficaci, anche se all’inizio eravamo negati.
Pertanto, se ti senti impacciato(a) quando vai a una festa, ad una cena o a una gita con gli amici, quando viaggi e in tutte le occasioni in cui devi prendere la parola in pubblico, il motivo è uno solo e universalmente valido: sei a disagio perché l’hai fatto poche volte!
L’eccellenza non è uno stato ma un’abitudine. (Aristotele)
La stessa cosa si verifica quando ti accingi a fare un nuovo mestiere, per esempio la vendita porta a porta. Ed è così anche per imparare a suonare uno strumento, a nuotare, a guidare la macchina e a ballare: il primo impatto è quasi sempre deprimente. Lo sanno tutti.
Anche quando andiamo in palestra la prima settimana e quando prendiamo in mano un librone universitario, ci sentiamo a disagio; e persino quando ci innamoriamo.
LA PRIMA VOLTA SIAMO SEMPRE A DISAGIO
Disagio iniziale
Qualsiasi attività ci causa disagio se si tratta della prima volta. Al contrario, se l’abbiamo fatta già tantissime volte, ci riesce molto facile e ci annoiamo persino.
Ora le occasioni in cui ci troviamo a fare qualcosa la prima volta sono tantissime, anzi direi praticamente tutte, perché c’è sempre una prima volta per ogni cosa.
Molte persone, a causa delle difficoltà iniziali, si convincono di essere inadeguate e attribuiscono la propria incapacità a presunte deficienze personali o a chissà quali problemi psicologici.
Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili. (John Norley)
Le difficoltà che incontriamo quando facciamo qualcosa la prima volta ci procurano malumore e sentimenti di disistima.
Ciò accade anche perché spesso ci si ritrova a fare la nuova attività accanto a persone che sembrano abili e disinvolte, non considerando però che loro hanno già tante ore di pratica al loro attivo.
Questo capita, per esempio, quando ci scriviamo per la prima volta a una scuola di ballo: è facile scoraggiarsi e rinunciarvi.
La regola generale è che all’inizio di qualsiasi processo siamo tutti a disagio, cioè imbranati.
APPROFONDIMENTO DELLA TEORIA DI SELIGMAN
Disagio iniziale
Questo articolo rappresenta il completamento e allo stesso tempo un approfondimento della teoria dell’incapacità appresa di Martin Seligman e delle sue tre ”P”: permanenza (“Non ce la farò mai”), pervasività (“Sarà sempre così per me”), e personalizzazione (“Io sono sbagliato, sono un fallito”).
La verità è questa: se ti senti incapace e inadeguato in date circostanze è perché hai soltanto poche ore o pochi giorni di pratica al tuo attivo; o comunque non hai ancora acquisito la padronanza completa della situazione!
Anche quando usciamo dalla zona di comfort siamo all’inizio, e a causa delle difficoltà che incontriamo, proviamo sentimenti di disistima a cui dobbiamo abituarci.
Infatti, le piccole sconfitte e difficoltà alle quali andiamo incontro uscendo dalla zona di comfort, ci fanno sviluppare la resilienza e la consapevolezza che ci aiuteranno a superare le grosse delusioni e le grandi sconfitte future che altrimenti potrebbero essere devastanti.
Il successo nella vita dipende proprio dall’uscire spesso dalla zona di comfort perché solo soffrendo un po’ (a causa delle difficoltà iniziali), s’impara a vincere le paure e si acquisisce fiducia e sicurezza in sé stessi.
“Il dolore è qualcosa a cui dobbiamo abituarci, assuefarci, altrimenti non siamo in grado di resistere. Rifiutandoci di attraversare il dolore non lo facciamo decantare e lo lasciamo sempre in sospensione. Bisogna accettare, attraversare il dolore e starci nel mezzo fino a quando non ne veniamo fuori”. (Giorgio Nardone)
L’EVITAMENTO È MICIDIALE
Disagio iniziale
Quando facciamo qualcosa la prima volta, la paura degli errori e di fare brutta figura, ci fa perdere la calma e provare ansia. Idem quando ci capita qualcosa di brutto o di traumatico. E per evitare tali spiacevoli sensazioni, evitiamo il più possibile quelle esperienze. Anzi, ci costruiamo vere e proprie difese per difenderci, che però ci chiudono la mente che invece dovrebbe restare aperta e ricettiva.
Purtroppo, le difese diventano col tempo una corazza caratteriale che continua a farci sentire minacciati anche quando non c’è pericolo. Quindi la corazza non ci protegge, ma al contrario evoca fantasmi che ci spaventano dissipando le nostre energie e portandoci a rinunciare alla vita di relazione, e non solo.
L’evitamento, in tutte le situazioni, è una condanna perché ottiene l’effetto opposto e porta alla formazione e al consolidamento delle credenze e profezie auto avveranti negative. Più aumenta l’area delle cose che evitiamo, più cresce il nostro senso di inadeguatezza ed impotenza.
“Se vuoi venirne fuori, devi passarci nel mezzo”. (Robert Frost)
NESSUNO NASCE IMPARATO
Disagio iniziale
Per trovarti bene nella vita, devi continuare a fare proprio ciò che non ti piace fare, anche se sbagli e ti senti a disagio, con la consapevolezza che all’inizio è “logico” essere in difficoltà e avvertire repulsione. Nessuno nasce imparato!
Quando c’è un problema è sempre una questione di mancanza di consapevolezza, di conoscenza o esperienza. Ecco perché è importantissimo uscire spesso dalla zona di comfort, che è una esperienza diretta per imparare le cose, quindi la più efficace per vincere la paura e acquisire fiducia e sicurezza.
La rinuncia a fare una cosa difficile non ti libera da quel problema, ma ti rende succube.
“I problemi che ritornano rappresentano le lezioni che non abbiamo superato”. (Filippo Ongaro)
Voglio qui rimarcare che le spiegazioni addotte nel caso dell’evitamento in generale, come la paura del rifiuto, la paura di essere giudicati, di non essere all’altezza, ecc., non ci fanno capire la causa vera del disagio. La spiegazione mi sembra invece molto semplice e logica: il disagio è causato dalle difficoltà iniziali.
Rinunciando ai primi ostacoli, non fai altro che consolidare le tue paure e ti sarà sempre più difficile uscire dal circolo vizioso della rinuncia e dell’evitamento.
Noi diventiamo abilissimi e vincenti soltanto nelle cose in cui ci applichiamo ogni giorno.
LE CRISI DI IDENTITÀ E L’AUTOSTIMA ALTA
Disagio iniziale
La spiegazione del disagio iniziale in qualsiasi processo o situazione si fa ancora più interessante se consideriamo che anche tante crisi di identità o di rottura delle proprie certezze, sono causate dall’impatto negativo in nuove attività in cui incappano spesso anche soggetti brillanti, ma privi di umiltà.
L’autostima alta, infatti, porta a disfatte del tutto inattese. Anzi, penso che il famoso tallone d’Achille non corrisponda a una menomazione fisica, ma ad un peccato di superbia. La presunzione di poter fare di tutto agevolmente, causa lo sfacelo del proprio valore di fronte a una materia o situazione nuova affrontata con superficialità e mancanza di umiltà.
Possiamo tutti richiamare alla mente specifici casi di leader, maestri spirituali o politici che sono fatalmente andati in rovina per non essere stati in grado di comprendere questa semplice verità. (Agostino Famlonga)
Questo principio vale anche per la consapevolezza: nessuno può essere consapevole in tutto! Ma esaltando la consapevolezza e la mindfulness, il mondo accademico sembra essersi dimenticato dell’inconsapevolezza.
Nella mia piccola esperienza epistolare con i miei lettori, ho salvato diversi giovani laureati dalla crisi in cui erano sprofondati perché non riuscivano a comprendere, nonostante fossero in terapia, la causa del fallimento nella loro nuova attività: non sapevano nulla del disagio iniziale. Insomma, il fatto di essersi laureati con 110 e lode, come pure di essere eccellenti in una data area, non significa riuscire facilmente in tutte le aree. Ciò perché ogni area ha le sue difficoltà iniziali e ogni nuova abilità richiede due-tre mesi di pratica deliberata per diventare abitudine!
LA TEORIA DEL DISAGIO INIZIALE O INCAPACITÀ APPRESA
Disagio iniziale
La teoria del disagio iniziale o incapacità appresa riguarda tutti i campi della vita. Essa si spiega chiaramente: ogni nuova abilità o competenza che ci apprestiamo ad apprendere è prima di tutto un’abitudine! E come ben sappiamo, ogni nuova abitudine richiede un periodo di apprendimento o di pratica deliberata che consiste nel fare continue ripetizioni.
Come è noto, le ripetizioni sono alla base di tutte le abilità.
Ogni nuova attività è per definizione sempre più o meno faticosa e difficile all’inizio, soprattutto perché richiede gradualità, costanza ed impegno.
Le difficoltà della pratica deliberata causano il disagio iniziale e spesso la rinuncia a continuare che genera a sua volta l’incapacità o impotenza appresa di Seligman.
Molte volte non si inizia nemmeno ed è molto peggio.
I MIRACOLI DELLE RIPETIZIONI
Disagio iniziale
Senza ripetizioni non si impara nulla e si va incontro a continui fallimenti e frustrazioni.
Possiamo affermare che tutti i mali che affliggono l’umanità cominciano col disagio iniziale.
Le ripetizioni fanno miracoli in ogni ambito della nostra vita perché sono il fondamento delle abitudini.
L’abitudine rende sopportabili anche le cose più spaventose. (Esopo)
Persino mangiare una pizza in comitiva diventa piacevole soltanto se lo si fa regolarmente, altrimenti si rischia di sentirsi impacciati e a disagio.
AUTOSTIMA BASSA E FALLIMENTI
Disagio iniziale
La facilità o meno con cui affrontiamo le difficoltà iniziali è anch’essa ovvia. A qualsiasi età, l’essere umano per stare bene e riuscire in tutto ha bisogno di carezze e apprezzamenti.
Carezze e apprezzamenti fanno resuscitare i morti!
Se mancano le carezze, gli incoraggiamenti e gli apprezzamenti, ci sentiamo rifiutati e abbandonati. Pertanto l’amor proprio viene calpestato, l’umore diventa nero e non siamo più buoni a nulla.
Le maggiori difficoltà iniziali le incontrano coloro che soffrono di autostima bassa e cioè tutti gli individui che hanno poca fiducia in sé stessi perché escono poco o niente dalla zona di comfort.
Come è noto, la fiducia è l’essenza dell’autostima. Le persone diffidenti sono molto frustrate.
Insomma la vita non fa sconti a nessuno: per affermarsi è necessario “abituarsi” al dolore iniziale, anzi occorre abituarsi a tutto perché il nostro cervello funziona come un muscolo e diventa performante (in tutti i campi) soltanto grazie alle ripetizioni.
Attenzione però: anche le abitudini negative si formano e si rafforzano con le ripetizioni!
Molto utile leggerlo (trallaltro scritto bene in maniera semplice e comprensibile penso per tutti.Mi e’stato di grande aiuto ,visto il momento che sto attraversando. Ringrazio per questo l’autore. Mauro Primi.
Ciao Mauro,
l’autore dell’articolo ricambia i ringraziamenti, anche perché nonostante piovino “mi piace” da tutte le parti, non c’è stato un “professore” che si è complimentato!
1abbraccio
Letto, appreso e spedito a giovani di varia natura.
Grande Pasquale…. Un abbraccio
Grandissimo Antonio,
Un abbraccio ancora più forte!
Pasquale